Lo scambio di lettere fra Theresa May e l'Unione europea sulla Brexit non ha alcun “valore legale”, nonostante la premier dica il contrario, e, in ogni caso, “non cambia nulla” nell'accordo proposto dal governo conservatore. Parola di Jeremy Corbyn, che ribadisce il no dei laburisti alla bozza d'intesa sul divorzio con l'Ue.
Lo scontro
Il leader lab, alla vigilia della discussione ai Comuni, ha ribadito il suo “no” al testo, auspicando la bocciatura della ratifica, nuove elezioni e “un nuovo governo“. Corbyn ha evocato una “sconfitta umiliante” per il governo e ha replicato a May dicendo che è il governo stesso, non i deputati contrari al suo accordo, a minare “la fiducia del popolo nella democrazia“. La premier sostiene che tanto lo scambio di lettere quanto la rassicurazioni date da Bruxelles al Regno Unito sulla volontà di non attuare il backstop sull'Irlanda del Nord, e comunque sulla sua natura transitoria, siano vincolanti.
Ministro ombra
Duro anche il ministro ombra laburista per la Brexit, Keir Starmer. “Il primo ministro ha fallito ancora una volta” ha affermato. Questo testo “è assai lontano dall'impegno significativo e legalmente efficace che la premier (Theresa May) aveva promesso il mese scorso” di voler ottenere da Bruxelles, ha scritto Starmer, aggiungendo che “nulla è cambiato“. Sulla stessa lunghezza d'onda altri esponenti di partiti d'opposizione, mentre la lettera non sembra al momento smuovere neppure lo zoccolo duro dei ribelli che contestano l'accordo dall'interno della maggioranza: dai Tory brexiteers più radicali, a quelli anti-Brexit più eurofili, agli alleati della destra unionista nordirlandese del Dup.
Tory divisi
May deve anche fare i conti con i ribelli Tory. Oggi uno degli Assistant Whip (sorta di vice capigruppo) del Partito Conservatore alla Camera, Gareth Johnson, ha annunciato le sue dimissioni per poter votare contro il testo proposto dalla premier. La decisione di Johnson conferma che la fronda in seno alla maggioranza stenta a rientrare. E che, anzi, l'annuncio di alcuni ex ribelli Tory di voler rientrare nei ranghi (una mezza dozzina fra ieri e oggi) appare almeno in parte compensato da nuove defezioni. Mentre sui media c'è già chi fa i conti non tanto sul risultato, quanto sulla dimensione d'una sconfitta governativa data quasi per certa: ipotizzando che May possa tentare di salvare il suo accordo con qualche limitato aggiustamento e un secondo scrutinio ravvicinato solo in caso di uno scarto di voti limitato. May ha spiegato che è “più probabile che non si attui la Brexit piuttosto che si attui senza accordo”.