L’agenzia di rating Standard and Poor’s ha declassato i titoli del debito del Brasile a “livello spazzatura” portandoli da BBB- a BB+ con outlook negativo, il che ha aperto la strada a possibili ulteriori declassamenti. Si tratta di un duro colpo inflitto al Paese e ai suoi vertici politici. Il BB+, infatti, fa entrare i titoli verde-oro nella classificazione “speculative grade”, livello in cui il loro acquisto eventuale è da considerarsi azzardato. L’economia di quella che, fino a qualche anno fa, faceva parte delle nazioni del cosiddetto gruppo “Brics” (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ossia i Paesi le cui economie tiravano più del resto del mondo) si trova dunque in profonda crisi.
A pesare sulla scelta di S&P è stato lo scandalo Petrobrás, il colosso petrolifero di Stato che ha distribuito miliardi di dollari di mazzette al Partito dei Lavoratori, lo stesso dell’ex presidente Inacio Lula da Silva e dell’attuale presidentessa, Dilma Rousseff, ex presidente del cda di Petrobrás. L’accusa che viene mossa da più parti verso la politica della Rousseff è quella di non aver saputo seguire la “bonanza” economica che aveva caratterizzato l’ultimo decennio e di aver traghettato il Paese verso la peggior recessione dell’ultimo quarto di secolo, con deficit pubblico in crescita costante (al netto degli interessi è ora allo 0,5% del Pil, contro l’avanzo del 2% stimato a inizio anno) e una maggioranza di partito lacerata dalle fazioni interne.