Un volo verso Planalto quello di Jair Bolsonaro, candidato di estrema destra, dato dai primi exit-poll al 45% delle preferenze contro il 28% dei consensi raccolti dal delfino di Lula da Silva e rappresentante del Partito dei lavoratori, Fernando Haddad. Risultati che confermano i sentori della vigilia e proiettano l'ex militare a un margine importante sul principale inseguitore, preparando in tal modo il terreno per un ballottaggio che si preannuncia tutt'altro che semplice per la sinistra. Il candidato del Partito social-liberale Bolsonaro ha votato in mattinata, uscendo per la prima volta di casa dopo l'attentato subito il 7 settembre scorso. Un trionfo, il suo, che ha visto nei due elettorati maggiori, quello di San Paolo e quello di Rio de Janeiro, le affermazioni più importanti, oltre che nette.
La vigilia
Non c'era Lula sulla griglia di partenza e il voto in Brasile era dato in procinto di subire una clamorosa svolta a destra: all'apertura delle urne in tutto il Paese la sensazione sparsa, nei sondaggi ma anche fra la popolazione, era che il partito dell'estrema destra del candidato Jair Bolsonaro vada avviandosi verso la più alta percentuale di preferenze, essendo pressoché stabile tra il 30 e il 36% dei gradimenti. Staccato, probabilmente anche per effetto della vicenda Lula, il Partito dei lavoratori del candidato Fernando Haddad, staccato abbastanza nettamente di quasi una decina di punti, oscillando fra il 22 e il 24%. Il delfino dell'ex presidente, investito proprio dal leader del partito (condannato a 12 anni per corruzione nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti con Petrobras nel più ampio contesto dell'Operaçao Lava Jato) costretto a rinunciare alla candidatura, scongiurata dalla condanna e dalla legislatura brasiliana in proposito.
Bolsonaro avanti
Con Haddad poco sopra il 20% e gli altri candidati a picco, secondo i sondaggi, fino a un risicatissimo 10%, la strada di Jair Bolsonaro e del Partito social-liberale (Psl) verso Planalto non è mai apparsa così lineare, con il candidato del Pt ad annaspare, da un lato per la pesantissima eredità di Lula, raccolta forse troppo tardi e oggettivamente difficile da gestire, dall'altro per un sentimento strisciante di malcontento popolare che ha visto proprio nell'ex militare la persona giusta per sfogare la frustrazione di un Paese stretto nella morsa degli scandali di corruzione e della violenza crescente. Uno degli scenari possibili (pur dovendo considerare il ballottaggio di fine mese) riguarda l'estrema destra al potere per la prima volta, trascorsi oltre trent'anni dal tramonto dell'ultima dittatura militare. A infiammare la campagna pre-voto, anche l'attentato subito dallo stesso Bolsonaro, accoltellato durante una manifestazione a Juiz de Fora.
L'appello della Chiesa brasiliana
Sono 147 milioni i brasiliani attesi alle urne (si eleggono anche i deputati del Parlamento e i governatori di 27 Stati), in quello che si annuncia a buon diritto come il voto più importante degli ultimi decenni. Elezioni sulle quali la Chiesa brasiliana invita alla preghiera, conscia del difficile momento vissuto dal Paese. Un appello lanciato ai microfoni di Vatican News dall'arcivescovo di Rio de Janeiro, il cardinal Orani João Tempesta.