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Bombe sulla città: Damasco colpisce Idlib

Si continua a morire nella Siria nord-occidentale. Sarebbero, infatti, almeno tredici i civili che oggi hanno perso la vita a seguito di alcuni raid aerei condotti dall'aviazione siriana nella provincia di Idlib. La città omonima, infatti, sarebbe stata colpita da tre bombardamenti, secondo quanto riferito dall'Osservatorio siriano per i diritti umani. Stando a quanto riferito dall'organizzazione non governativa con sede a Londra, eccetto i civili si conterebbero almeno 120 tra militari miliziani del gruppo jihadista Hayat Tahrir al Sham che hanno perso la vita sotto gli stessi bombardamenti e negli scontri direttamente susseguenti.

Città sotto attacco

Secondo l'Osservatorio, questa sarebbe la prima volta che l'aviazione di Damasco colpisce direttamente il dentro della città di Idlib, in cui vivono oltre tre milioni di abitanti. Stando a fonti locali, l'attacco ha sventrato diversi edifici residenziali nei presso la centrale piazza Sabaa Bahrat, ma si attendono ancora infromazioni più dettagliate. I raid di questa giornata rappresentano un cambiamento della strategia offensiva finora attuata dalle forze siriane. Sino a questo momento, infatti, l'aviazione del Paese, appoggiata dalle forze di Mosca, aveva puntato ai sobborghi e alle zone periferiche della provincia siriana, laddove erano presenti in numero maggiore i miliziani jihadisti del gruppo Hayat Tahrir al Sham, insieme ad altre fazioni ribelli, come il Fronte di liberazione nazionale legato alla Turchia. 

L'appello dell'Onu

Ieri il segretario generale delle Nazioni UniteAntonio Guterres, aveva deprecato i raid aerei condotti da Damasco in tutta la provincia nord-occidentale del Paese, esprimendo riprovazione e timore per l'escalation del conflitto in tutta l'area circostante Idlib “soprattutto dato il coinvolgimento di un sempre più crescente numero di attori” aveva specificato. Agli occhi dell'opinione pubblica internazionale destano preoccupazione i target dei raid: si tratta spesso di strutture residenziali e, nei casi più gravi, obiettivi umanitari come scuole e ospedali – l'ultima struttura sanitaria colpita è l'ospedale di Maarat al Numan – nonostante le stesse Nazioni Unite continuino a fornire ai belligeranti le coordinate esatte per evitare tali obiettivi. 

La roccaforte Idlib

Idlib è l'ultima roccaforte siriana ancora sotto il parziale controllo delle forze che si oppongon al regime di Damasco. L'enclave nord-occidentale è caratterizzata da una fitta trama di miliziani integralisti, alcuni vicini ad al Qaeda, che si ostinano a combattere le forze leali al governo. Di recente, il rappresentatne del coordinamento umanitario della Nazioni Unite in Siria, Mark Cutts, ha dichiarato in un documento: “Sono inorridito di fronte ai ripetuti attacchi contro le aree e le infrastrutture civili a seguito del protrarsi del conflitto in Siria”. La nota è stata emessa a seguito del bombardamento di un ospedale chirurgico a Kafr Nabol, una manciata di chilometri Idlib, una tipologia di ospedale sotterraneo costruito durante il conflitto con l’ausilio delle Nazioni Unite allo scopo di salvare vite in quell'area”. La settimana precedente, però, sono stati tre gli ospedali colpiti nella provincia di Idlib dai raid aeri del regime di Damasco. Tra le vittime dell'estenuante conflitto vi sono soprattutto i bambini: nell'ultimo bilancio, sette minori tra i 9 e i 13 anni sono stati uccisi a causa delle schegge di una mina esplosa nel distretto di Dablan, a sud di Dayr az Zor, in Siria orientale: una zona precedentemente controllata dal sedicente stato islamico ed ora disseminata di mine antiuomo.

Il difficile impegno di Sochi

In Siria l'impegno principale dell'Onu è garantire che venga rispettato l'accordo di Sochi sottoscritto nel settembre scorso dal presidente russo, Vladimir Putin, e dall'omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, con cui l'area di Idlib è classificata come “zona di sicurezza” e, pertanto, non oggetto di operazioni militari. All'epoca della firma, le due parti s'impegnavano ad istituire, entro il 15 ottobre di quell'anno, la zona demilitarizzata della provincia di Idlib. Eppure, per gli attori coinvolti nel conflitto mantenere un'intesa risulta impegnativo. Già pochi giorni dopo l'accordo, il gruppo ribelle siriano Jaish al Izza rese noto, attraverso un comunicato stampa, di respingere l'accordo. Lo stesso fu fatto dai miliziani di Houras al Din, costola locale di al Qaeda, mentre il gruppo Hayat Tahrir al Sham, che con la sua presenza copre metà della provincia di Idlib, non ha mai reso nota la sua posizione in merito. I bombardamenti di oggi sarebbero considerati un punto di rottura e non ritorno del già fragile accordo

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