Silurato il “guardiano” dell’Amazzonia. “Ricardo Galvao, rimosso dalla direzione dell'ente che monitora la deforestazione in Brasile dopo aver criticato il presidente Jair Bolsonaro, lancia un appello agli scienziati perché non accettino di essere zittiti”, riferisce LaPresse. “Gli scienziati non possono restare in silenzio! Dobbiamo esprimerci con forza. Non possiamo abbassare la guardia”, ha dichiarato il fisico e ingegnere 71enne, nel corso di una riunione all'Università di San Paolo in cui ha ricevuto un'ovazione da parte di studenti e docenti. “Galvao era direttore dell'Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (Inpe), incaricato di osservare e monitorare l'evoluzione della deforestazione – sottolinea LaPresse-. Dopo la pubblicazione a luglio di dati che hanno mostrato un drammatico aumento del disboscamento in Amazzonia nei mesi precedenti, Galvao è stato accusato dal presidente d'estrema destra di mentire e nuocere all'immagine nazionale”. Lo scienziato ha difeso la correttezza dei dati e rifiutato di dimettersi, poi è stato destituito a inizio agosto.
Le reazioni internazionali
“Le autorità si arrabbiano sempre quando i dati dicono che le cose sono in un modo che loro non hanno voglia di capire”, ha dichiarato Galvao. L'arrivo al Planalto di Bolsonaro, scettico sul cambiamento climatico, ha suscitato molte preoccupazioni per il futuro della foresta amazzonica, considerata “il polmone del pianeta”. La Norvegia, principale elargitrice di fondi per la protezione della preziosa zona, ha annunciato giovedì il blocco di circa 30 milioni di euro in fondi destinati al Brasile, accusandolo di non voler agire in quest'ambito. “Ciò che il Brasile ha mostrato è che non vuole più fermare la deforestazione“, ha spiegato il ministro norvegese dell'Ambiente e del Clima, Ola Elvestuen. Il 10 agosto, puntualizza LaPresse, anche la Germania ha annunciato di aver sospeso parte delle sovvenzioni al Brasile, cioè 35 milioni di euro, sino a quando i dati sulla deforestazione torneranno incoraggianti. Bolsonaro ha reagito con violenza alla decisione di Oslo: “La Norvegia, non è quel Paese che uccide le balene là in alto, al Polo Nord? Che sfrutta anche il petrolio? Non è per nulla un esempio per noi. Si tengano il loro denaro e aiutino la cancelliera Merkel a rimboschire la Germania”. L'ex militare aveva già accolto con disinvoltura il passo indietro di Berlino: “Possono usare questo denaro come desiderano, il Brasile non ne ha bisogno”, aveva detto. Il prossimo ottobre in Vaticano si svolgerà il Sinodo sull’Amazzonia, figlio della Laudato Si’, ha ricordato Papa Francesco in un’intervista alla Stampa.
Interessi economici
Il Pontefice chiarisce che non è un’enciclica verde ma un’enciclica sociale basata sulla custodia del Creato, sottolinea il Sir. Nello stesso tempo è un “Sinodo di urgenza”. Il Pontefice, infatti, si dice sconvolto dal fatto che il 29 luglio l’uomo ha già consumato tutte le risorse rigenerabili per l’anno in corso. Questo, insieme allo scioglimento dei ghiacciai, al rischio di innalzamento del livello degli oceani, all’aumento dei rifiuti di plastica in mare, la deforestazione e altre situazioni critiche, fa sì che il pianeta viva in “una situazione di emergenza mondiale”. Il Sinodo, tuttavia, avverte il Papa, “non è una riunione di scienziati o di politici. Non è un parlamento: è un’altra cosa. Nasce dalla Chiesa e avrà missione e dimensione evangelizzatrici. Sarà un lavoro di comunione guidato dallo Spirito Santo”. I temi importanti sono quelli che riguardano “i ministeri dell’evangelizzazione e i diversi modi di evangelizzare”, spiega Francesco, mentre la questione dei “viri probati”, la possibilità di ordinare uomini anziani e sposati là dove mancano sacerdoti, non sarà uno dei temi principali del Sinodo, ma è “semplicemente un numero dell’Instrumentum Laboris”. Il Papa spiega la scelta di fare un Sinodo per l’Amazzonia, una regione che coinvolge ben nove Stati: è “un luogo rappresentativo e decisivo… contribuisce in maniera determinante alla sopravvivenza del pianeta. Gran parte dell’ossigeno che respiriamo arriva da lì. Ecco perché la deforestazione significa uccidere l’umanità”. “La minaccia della vita delle popolazioni e del territorio – sottolinea papa Francesco – deriva da interessi economici e politici dei settori dominanti della società”. Così la politica deve “eliminare le proprie connivenze e corruzioni. Deve assumersi responsabilità concrete, per esempio sul tema delle miniere a cielo aperto, che avvelenano l’acqua provocando tante malattie”.
La difesa del creato
Va incentivata la fiducia per un nuovo atteggiamento verso la cura del Creato viene dai movimenti giovanili, conclude il Papa intervistato dalla Stampa, come quello creato da Greta Thunberg: “Ho visto un loro cartello che mi ha colpito: ‘Il futuro siamo noi!’”. Significa promuovere un’attenzione alle piccole cose quotidiane che “incide” nella cultura “perché si tratta di azioni concrete”.