Dopo gli attacchi di al-Asad ed Erbil, le scie dei missili tornano a solcare i cieli iracheni con le basi Usa nel mirino: a essere colpita, stavolta, è il presidio militare di Balad, dove sarebbero state presenti truppe americane. Secondo le Forze armate di Baghdad, le prime a dar conto del nuovo raid missilistico, quattro soldati iracheni sarebbero rimasti feriti poiché i soldati statunitensi avrebbero ormai quasi tutti lasciato la base negli ultimi giorni, subito dopo l'inizio dell'escalation di tensione fra Washington e Teheran. E proprio nella capitale iraniana si è vissuta un'altra giornata di disordini dopo l'ammissione di colpa sul disastro aereo di alcuni giorni fa, con un Boeing ucraino abbattuto per errore da un missile iraniano. Migliaia di manifestanti hanno invaso le strade di Teheran, in un clima di crescente tensione sfociato in un duro confronto con le Forze dell'ordine che, sulla Azadi Square, sono venute a contatto con la folla esplodendo, a quanto sembra, anche alcuni colpi di pistola.
L'appoggio americano
Nel mirino dei manifestanti, dopo giorni di coesione contro gli Usa per l'uccisione di Qasem Soleimani, finisce il governo, accusato di aver mentito sull'abbattimento del Boeing ucraino. Non solo a Teheran, dove gli agenti hanno fronteggiato la situazione più calda sul piano dell'ordine pubblico, ma anche altre città come Mashhad, Rasht, Kashan, Sanandaj e Amol sono insorte contro il governo iraniano. Manifestazioni che hanno riscontrato l'appoggio degli Stati Uniti, con il presidente Donald Trump che ha invitato le Forze dell'ordine iraniana “a non uccidere i vostri manifestanti. Migliaia di persone sono già state uccise o incarcerate da voi e il mondo sta guardando. Ancora più importante, gli Stati Uniti stanno guardando. Ripristinate le connessioni Internet e lasciate che i giornalisti navighino gratis! Smettete di uccidere il vostro grande popolo iraniano“.
Nel frattempo, le manifestazioni a Teheran hanno portato come conseguenza l'arresto provvisorio dell’ambasciatore britannico in Iran, Rob Macaire, accusato di “organizzare, istigare e dirigere alcune azioni radicali e distruttive”. L'arresto è stato eseguito davanti l'università Amir Kabir, dove era in corso un'intesa protesta da parte degli studenti. Il diplomatico è stato rilasciato nelle ore successive.