Il Parlamento della Birmania ha votato contro gli emendamenti alla costituzione, consentendo ai militari di mantenere il potere di veto, ma soprattutto annullando la possibilità della leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, di essere eletta presidente. La proposta ha ottenuto 388 voti a favore su un totale di 664 parlamentare e non è riuscita a superare la soglia del 75% necessaria per l’approvazione.
Il voto ha messo fine a un dibattito durato tre giorni per apportare delle modifiche alla costituzione, approvata nel 2008 dalla giunta militare, che garantisce all’esercito di mantenere la sua influenza sul governo. In base alla costituzione, i militari detengono il diritto del 25% dei seggi in parlamento e hanno il potere di porre il veto su qualunque emendamento alla costituzione.
Il voto ha respinto le due modifiche. La prima prevedeva di abbassare la soglia necessaria per approvare le modifiche costituzionali dal 75 al 70%, cancellando di fatto il potere di veto dei militari. In questo modo si sarebbe spianata la strada a ulteriori modifiche della costituzione. La seconda prevedeva di cancellare il divieto a chiunque fosse sposato con uno straniero o avesse figli cittadini di Paesi stranieri di diventare presidente. Un provvedimento ritagliato su misura per impedire ad Aung San Suu Kyi, che è stata sposata con un britannico da cui ha avuto due figli, di correre per la presidenza. Le elezioni presidenziali sono previste per ottobre o novembre.