Il governo della Birmania (Myanmar) ha annunciato oggi la concessione di un’amnistia a 6.966 detenuti, tra i quali 210 stranieri, a poco più di tre mesi dall’appuntamento con le prossime elezioni generali, previste per l’8 novembre, dove verranno scelti i nuovi parlamentari nazionali e regionali. Il ministero dell’informazione, in una nota, ha dichiarato che il perdono è stato concesso “per il bene, la stabilità e la pace duratura dello stato, la riconciliazione nazionale, per principi umanitari e per permettere ai detenuti la partecipazione al processo politico”.
La nota non chiarisce le generalità dei detenuti che hanno ricevuto l’amnistia, tra i quali ci potrebbero essere alcuni politici e ufficiali della ultima giunta militare, finiti agli arresti dopo un purga interna dello Stato, avvenuta nel 2004. Inoltre secondo l’agenzia cinese Xinhua, tra i liberati ci sarebbero anche 155 cinesi condannati questo mese all’ergastolo per il taglio illegale di alberi nel nord del Paese, motivo che aveva causato una protesta abbastanza forte da parte di Pechino.
Migliaia di detenuti sono stati liberati con amnistie concesse negli anni passati dal presidente Thein Sein, dopo che nel 2011 iniziò un processo di riforma democratica, dopo quasi mezzo secolo di regime militare. Inoltre il governo birmano ha assicurato di aver liberato tutti i prigionieri politici alla fine del 2013, però secondo alcune organizzazioni di difesa dei diritti umani, le detenzioni di oppositori al governo aumentarono di nuovo nel 2014. L’ex generale Thein Sein guida un governo non militare, formato dopo le elezioni generali del 2010, le prime che ha avuto il Paese in 20 anni, e dopo lo scioglimento dell’ultima giunta militare.