Bambini usati come scudi umani a Mosul. A mostrare l’ennesima atrocità dell’Isis è stato un video in esclusiva della Bbc. Le immagini sono state girate dopo che la troupe ha avuto accesso sugli elicotteri militari dell’esercito iracheno utilizzati nelle missioni contro lo stato islamico. La reporter della Bbc, Nafiseh Kouhnavard, di origini persiane, racconta dei civili ancora intrappolati nella roccaforte jihadista dove è in corso il momento più delicato dell’offensiva per la riconquista della città. A quel punto, il pilota ha uno scambio con il comando su una probabile fuga di alcuni militanti a bordo di un camion. Gli viene chiesto di sparare, ma subito dopo si rende conto che non può aprire il fuoco in quanto si intravede un bimbo accanto a uno dei terroristi che lo tiene per mano e un altro poco più indietro insieme ad un altro. “L’uomo è armato, ma c’è anche un bambino”, è la voce del militare iracheno. Il pilota quindi è costretto a spostare la mira per colpire un altro obiettivo.
Immagini che rendono sempre più urgente la riconquista della città. Le truppe regolari sono a un passo dalla vittoria ma per completare la liberazione, secondo l’ambasciatore iracheno in Olanda Saywan Barzani ci vorranno ancora “2 o 3 mesi“. Una volta completata l’operazione, ha spiegato all’Ansa, “bisognerà affrontare una ricostruzione da 50 miliardi di dollari, il rimpatrio di milioni di profughi e occorrerà riannodare il tessuto sociale, sfilacciato dopo oltre due anni di occupazione terrorista”. Barzani è nipote del presidente del Kurdistan autonomo Masoud Barzani, e per lui il coordinamento di forze fra l’esercito federale e le forze curde dei peshmerga nella battaglia contro Daesh “è fondamentale”. Dopo la guerra, Baghdad e Erbil dovranno “negoziare tra loro” i margini di autonomia del Kurdistan. Barzani sottolinea un elemento a suo avviso importante: le ragioni primarie del conflitto in Iraq, come di quello in Siria, non sono da ricercarsi negli scontri etnici e religiosi interni a quei paesi. “Sono guerre per procura tra le grandi potenze internazionali e le medie potenze regionali. Risolvendo quelle tensioni si eliminerebbe il 90 per cento del problema”.