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Berlino e Washington ai ferri corti

E'  scontro fra Germania e Stati Uniti, complice la polemica fra il governo tedesco e l'ambasciatore Usa Richard Grenell, fedelissimo di Donald Trump.

La polemica

Un livello di tensione inedito nelle relazioni tra alleati, con il vicepresidente del Bundestag, il liberale Wolfgang Kubicki, che è arrivato a chiedere di far dichiarare il diplomatico “persona non gradita” nel Paese, mentre la stessa cancelliera Angela Merkel si è sentita in dovere di replicare, talvolta anche molto aspre, dell'ambasciatore al governo federale, dal caso Huawei al tema della spesa tedesca per la difesa in ambito Nato. Al ministro degli Esteri, Heiko Maas, Kubicki chiesto di non permettere più “l'intromissione negli affari interni” della Germania, arrivando ad evocare l'espulsione del diplomatico. “Chi, da diplomatico americano, si comporta come commissario di una potenza d'occupazione – ha detto – deve sapere che la nostra tolleranza conosce anche dei limiti”. Parlando con Focus Online, il vicepresidente del parlamento ha aggiunto: “Noi siamo un Paese sovrano e non dobbiamo dare l'impressione che gli ambasciatori di altri Paesi possano determinare la nostra politica interna”. Duro anche capo l'esponente Spd, Carsten Schneider, secondo cui “il signor Grenell è un caso di avaria diplomatica totale“.

Spese militari

Grenell è stato critico nei confronti del progetto di bilancio presentato dal ministro delle Finanze, Olaf Scholz, che secondo l'ambasciatore allontana l'obiettivo Nato del 2% del Pil da destinare alle spese per la difesa. “I membri dell'Alleanza avevano concordato di avvicinarsi al 2% entro il 2024 e non di allontanarsene”, ha detto oggi il diplomatico. “Che il governo federale pensi invece di ridurre il suo contributo, già di per sé inaccettabile, all'efficienza operativa militare è un segnale preoccupante“. Nel budget previsto da Scholz, la quota di Pil destinata alla difesa cresce all'1,37% per poi tornare a contrarsi al 1,25% entro il 2023. 

La replica

Dura anche la risposta di Merkel. Riprendendo l'esternazione di Grenell di qualche giorno fa, secondo la quale la posizione tedesca di non escludere Huawei dalla costruzione della rete 5G in Germania avrebbe potuto mettere a rischio la collaborazione tra i servizi d'intelligence dei due Paesi, la cancelliera ha replicato: “Ci sono due cose di cui non ho nessuna considerazione: la prima, che si discuta pubblicamente di questioni sensibili legate alla sicurezza; la seconda, di escludere un partecipante solo perché viene da un certo Paese”. Pertanto, ha continuato, il governo tedesco, pur non essendo “ingenuo” di fronte alla Cina “dove valgano tutt'altre norme rispetto all'Europa”, ha deciso di porre in maniera molto chiara dei paletti in merito alla sicurezza. Merkel ha controbattuto anche sul tema delle spese per la difesa. “Intendo raddrizzare la questione”, ha ribadito. “La fetta di Pil destinata alla difesa negli ultimi 10 anni è sempre cresciuta, e continuerà a crescere anche l'anno prossimo, all'1,37%. Ma la pianificazione finanziaria a medio termine non può essere presa come parametro. Decisiva è invece la spesa di anno in anno, e questa viene corretta ogni volta verso l'alto”. A tal proposito, la cancelliera ha ricordato che l'obiettivo dichiarato del governo federale è di aumentare la sua quota, però “sarebbe un errore puntare sulle spese per la difesa in senso strettamente militare, bisogna ragionare anche in termine di prevenzione delle crisi e di sviluppo”.
 

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