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Battisti, il governo ammette: “La fuga è una possibilità”

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Ancora non si trova Cesare Battisti, l'ex terrorista italiano sul quale, da alcuni giorni, pende un mandato di cattura emesso dal Supremo tribunale federale del Brasile. Dopo che il suo legale aveva ammesso di non essere riuscito a contattarlo per comunicargli la decisione dei giudici e che le autorità avevano pubblicato una serie di foto segnaletiche per favorirne il riconoscimento, a farsi avanti è ora il governo brasiliano che, per la prima volta, ha ammesso che l'ex pac potrebbe essere fuggito dal Brasile. A riferirlo è stato il ministro Raul Jungmann, titolare del dicastero alla Pubblica sicurezza, il quale ha parlato di Battisti alla radio Cbn spiegando che, quella della fuga, è una delle ipotesi tenute in considerazione dall'esecutivo: “E' una possibilità. Non so dire se alta, ma è una possibilità”.

L'apertura del Brasile

Pochi giorni fa, il presidente uscente Michel Temer aveva firmato l'accordo all'estradizione dell'ex terrorista, da anni richiesta dall'Italia a fronte di una residenza permanente in Brasile concessa a Battisti nel 2009 dall'allora presidente Lula. Sul punto dell'estradizione ha insistito negli ultimi giorni anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini che, dopo la sparizione dell'ex pac, ha fatto sapere che l'esecutivo italiano “non metterà premi o wanted. Lasciamo ai film quella roba lì. Ma sono fiducioso sul fatto che” la vicenda “si possa risolvere positivamente”. Anche il presidente entrante, Jair Bolsonaro (il quale assumerà ufficiamlente la carica a partire da gennaio), aveva dato la sua disponibilità al governo all'estradizione di Battisti, rispondendo in maniera aperta al vicepremier sulla propensione del Brasile a favorire il ritorno in Italia dell'ex terrorista.

Salvini: “L'obiettivo è nell'ottica della legalità”

E lo stesso Salvini ha ribadito “quanto detto al presidente brasiliano: qualora venisse preso sono disponibile a salire sul primo aereo e accompagnarlo personalmente”. Poi chiude sul tema sottolineando che “ovviamente l'obiettivo è nell'ottica della legalità. C'è legalità e legalità, quindi un delinquente condannato a due ergastoli perché ha quattro omicidi sulla coscienza credo che sia giusto che finisca i suoi anni nelle galere italiane piuttosto che nelle spiagge brasiliane o nelle foreste boliviane”.

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