Ora, dopo il via libera del governo britannico, per Theresa May inizia la parte davvero difficile: arrivare al 29 marzo con in tasca gli ok di tutti gli attori chiamati a conferirlo, dalla Camera dei Comuni al Parlamento europeo. Mesi decisivi per capire in quali condizioni si arriverà alla data ultima per la separazione tra Regno Unito e Unione europea. Nonostante tutti questi irti scogli ancora da superare, per il momento resta per la premier la soddisfazione di aver messo a referto un Consiglio straordinario nel quale, di fatto, è stato dato l'assenso al suo programma di Brexit, incassando una via libera che pur non diradando le incertezze sul voto parlamentare pone May in una posizione di maggiore sicurezza. Soddisfatto dell'intesa anche il capo negoziatore europeo, Michel Barnier: “I due gruppi di negoziatori si sono assunti le loro responsabilità. Il governo britannico l'ha assunta e parti devono assumersi le proprie responsabilità”.
Altro lavoro da fare
Ma il capo negoziatore dell'Ue ha esteso il suo discorso a tutti i vari contenuti dell'accordo, composto da 185 articoli, 3 protocolli e una serie di allegati. Quindi, ha spiegato Barnier, “l'incontro maratona del gabinetto si costituisce come cruciale e decisivo” per la conclusione dei negoziati, opinione sostenuta anche dal coordinatore della Brexit del Parlamento europeo, Guy Verhofstadt, il quale ha detto di augurarsi che “un giorno il Regno Unito torni a casa, di nuovo nella famiglia europea”. Sui contenuti del testo-bozza si è già discusso ma i sentori della vigilia sono stati in buona parte confermati, con una sorta di soluzione provvisoria dal 29 marzo al 31 dicembre 2020. La soluzione irlandese dovrebbe essere utilizzata fino a quando le parti non si saranno accordate su una intesa commerciale che dovrebbe gestire il rapporto tra il Regno Unito e l’Unione europea. Il negoziato su questo fronte dovrebbe iniziare formalmente all’indomani di Brexit”. La partita però è tutt’altro che terminata: “Rimane ancora molto lavoro e il cammino è ancora lungo”, ha detto Michel Barnier. Nella giornata di ieri era stato definito dal Fondo monetario internazionale che “il rischio più significativo per le prospettive economiche è la possibilità che il Regno Unito lasci l’Unione senza un accordo, cosa che avrebbe un ampio impatto negativo sulla crescita, soprattutto se avvenisse in modo disordinato e senza un periodo di transizione”.