Era chiamato il “Brad Pitt iracheno” per la somiglianza con il divo hollywoodiano e la passione per la recitazione. Karar Nushi, lunghi capelli biondi e faccia d’angelo, era infatti studente di Arte e Spettacolo all’università di Baghdad e attore promettente con alle spalle alcune performance teatrali e televisive. Un lavoro normale per chi vive nella “parte giusta” (ammesso ne esista una) del mondo, una professione rischiosa, invece, per quanti si trovano in realtà dove il fondamentalismo religioso la fa da padrone.
A chi lo ha torturato, mutilato e ucciso – abbandonando poi il suo cadavere in un’affollata strada della capitale irachena – non dovevano essere piaciuti il look efebico e un atteggiamento pubblico giudicato come troppo effeminato. Un giudizio trasformatosi in sentenza di morte per Karar che già in passato, raccontano alcuni conoscenti, aveva ricevuto minacce da non meglio precisati gruppi di fanatici religiosi, sia sunniti che sciiti.
Karar era sciita, originario di una località a sud di Baghdad ma nei suoi discorsi e atteggiamenti rifiutava l’uso strumentale della religione. Era credente e in alcuni post e foto su Facebook il giovane attore non mancava di mostrarsi devoto mentre si recava in visita a luoghi santi sciiti dell’Iraq. Lo faceva comunque sempre vestito in maniera appariscente e inusuale per un Paese fortemente caratterizzato dal conservatorismo sociale.
Il suo corpo è stato ritrovato in via Palestina, nel centro di Baghdad. Aveva segni di tortura e di ferite di arma da taglio su tutto il corpo. Già domenica i suoi amici e parenti avevano denunciato la Karar, la cui salma è stata accolta con cordoglio e silenzio nella località di origine dalla famiglia. I suoi amici più stretti, commentando la tragica perdita su Facebook, non nascondono il fatto che Karar non faceva nulla per allontanare le accuse e le minacce di morte, provocando continuamente i ceti più conservatori e radicali dell’Islam sunnita e sciita di Baghdad e dintorni. In uno dei suoi ultimi post, Karar mostrava con orgoglio il dietro le quinte del suo ultimo spettacolo andato in scena a Baghdad. Interpretava un personaggio femminile e le immagini lo ritraggono sorridente con in testa una parrucca di ricci biondi. “Noi lo ricordiamo sorridente. Non avrebbe fatto male a nessuno”, si legge in un post di un amico. “Anche se non approvavamo come si comportava, lo rispettavamo sempre. E lo rispettiamo anche ora da morto“.