Una bimba di pochi mesi, pigiamino con i pupazzetti, bavaglino e ricci rossi spettinati, che gattona davanti alla polizia schierata guardandosi intorno con curiositĆ . E’ l’immagine piĆ¹ forte del dramma dei profughi ogni giorno piĆ¹ pressante. La piccola non ĆØĀ al nido o in un giardino, neanche nella sua cameretta, ma sull’autostrada Istanbul-Edirne, davanti a un cordone di agenti in assetto antisommossa. Una baby-profuga siriana di neanche un anno che aspetta, anche lei, di passare il confine tra Turchia e Grecia mentre i militari, schierati dietro gli scudi anti-sommossa, la osservano incuriositi.
Qualcuno non puĆ² fare a meno di sorridere. E le foto fanno il giro dei media e dei social. Aprono il sito della Bbc e diventano virali su Twitter, vengono rilanciate da tutti i circuiti fotografici: con e senza ciuccio, con l’aria tranquilla di chi ĆØĀ nel box della sua stanzetta. Con i minuscoli orecchini d’oro dai quali si capisce che e’ una bimba. Ha i calzini perche’ le scarpe ancora non le servono. Troppo piccola per camminare. Molto piĆ¹ piccola dello sfortunato Aylan, annegato sulla spiaggia di Bodrum. La solitudine ĆØĀ la stessa. La posizione non e’ troppo diversa. Ma la piccola siriana ha il naso all’aria e puo’ guardare avanti.