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Austria, il governo adesso trema

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Vento di burrasca nel governo austriaco presieduto dal giovane cancelliere Sebastian Kurz, tutto sull'onda lunga del caso che ha investito Heinz-Christian Strache e che, al momento, sta provocando una sorta di effetto domino sull'esecutivo: dopo l'addop dell'ormai ex vicecancelliere e la destituzione del ministro dell'Interno Herbert Kickl, tutti i ministri del partito Fpoe, assieme al quale era riuscito a costruire la coalizione governativa, hanno presentato in blocco le loro dimissioni. Una mossa che, in un certo senso, Kurz si aspettava e che sembra non averlo trovato impreparato dal momento che, al loro posto, sono già pronti per subentrare altrettanti tecnici. Il cancelliere si è detto sicuro che, al momento, ciò che serve al suo Paese sia “una completa trasparenza e una chiarificazione totale e indipendente”. Sempre in quest'ottica, ha spiegato le motivazioni dell'allontanamento di Kickl, destituito perché responsabile delle Finanze del Fpoe nel 2017, ovvero all'epoca della registrazione del video compromettente che mostra Strache nell'atto di conversare con la sedicente nipote di un oligarca russo, in realtà un'esca per far emeregere i contatti con la Russia del leader sovranista.

Situazione al limite

La bomba scoppiata per il caso Strache ha portato, come prevedibile (e infatti previsto), alla convocazione di elezioni anticipate, le quali si svolgeranno a settembre in un clima che, fatti alla mano, potrebbe non essere lo stesso di due anni fa. Al momento, infatti, la situazione per la cancelleria del leader dell'Ovp si è fatta decisamente complicata, da un lato perché è quasi certo che non supererebbe lo scoglio di un voto di fiducia, dall'altro perché anche all'esame del voto, senza il supporto del Fpoe (ormai praticamente nullo), il Partito popolare rischia di non bissare il successo. Kickl, appena destituito, è stato chiaro: “E' una questione di buon senso che per noi sarà difficile dichiarare la nostra fiducia in chi ha appena detto di non aver fiducia in noi”. Il che, in sostanza, significa che da parte loro la questione si chiude qui. D'altronde, l'addio di massa Kurz se lo aspettava e i tecnici per trascinare il governo fino a settembre li aveva, a quanto pare, già preparati.

Verso la sfiducia?

Al momento, comunque, Kurz non sembra voler lasciare le redini del Paese, nonostante il pressing dell'opposizione dei socialdemocratici si sia fatta ormai pressante. Anzi, secondo la leader Pamela Rendi-Wagner si tratterebbe “dell'unica soluzione buona e sostenibile”, piuttosto che il tirare a campare fino a un voto che, secondo Spo, è già sicuro che sarà sfavorevole. Intanto, il voto di sfiducia è già stato chiesto e porta la firma di Jetz, partito della sinistra austriaca. Quindi, tutto si giocherà sul filo: restare a galla e, in caso, sperare di calmare le acque per ritentare a settembre, oppure farsi da parte. Per Kurz deciderà il voto del parlamento.

Damiano Mattana: