Si vota il prossimo 18 maggio in Australia: ad annunciarlo è stato il premier australiano, Scott Morrison, in un videomessaggio alla nazione registrato da Canberra, nel quale ha spiegato chiaramente che, con queste elezioni, “verrà chiesto di fare una scelta che determinerà le condizioni economiche in cui vivono gli australiani, non solo per i prossimi tre anni ma per il prossimo decennio”. In realtà, la sfida a Morrison è iniziata da un pezzo: principale rivale sarà l'ex leader sindacale e guida del Labour Party australiano Bill Shorten, uomo forte dell'opposizione e promotore, assieme al suo partito, di una forte campagna di sensibilizzazione sul tema del cambiamento climatico, salute e istruzione, prerogative che, quasi certamente, verranno convogliate nell'imminente campagna elettorale-lampo.
Verso le elezioni
L'ex ministro del Tesoro è alla guida del governo dall'agosto scorso, quando il voto di sfiducia passato per 45 votanti contro 40 aveva costretto alle dimissioni il premier di allora, Malcolm Turnbull, già in forte deficit di popolarità fra i cittadini australiani. A pesare sulla discesa del suo indice di gradimento, vengono dati come particolarmente rilevante la sua politica energetica, volta all'uscita del Paese dagli Accordi di Parigi ma, forse, anche il caso Barnaby Joyce, il suo viceministro, travolto da uno scandalo. Ora, non è detto che Morrison segua la stessa linea del suo predecessore, anzi, è molto improbabile. Fatto sta che, al netto di tutto, quello di Morrisonrischia di proseguire il trend ormai consolidato di premier che non portano a termine il loro madnato dal 2017 a oggi. Il tutto in un clima solo di apparente calma, visiti gli strascichi ancora esistenti del caso Turnbull e dei politici dimisisonari del suo governo.