“Non possiamo escludere che ci siano vittime europee. Stiamo informando le famiglie in queste ore difficili e drammatiche che dimostrano come gli europei e gli africani sono fratelli e sorelle sia nella lotta sia nelle risposte” al terrorismo. Lo ha detto l’alto rappresentante Ue, Federica Mogherini – all’arrivo al Consiglio esteri a Lussemburgo – sull’attacco contro il resort “Campement Kangaba” di Bamako, capitale del Paese, nel quale sono morte due persone. “Ieri sera – ha proseguito Mogherini – abbiamo ricevuto la terribile notizia dal Mali. Nella notte sono stata in contatto con il ministro degli Esteri. Siamo insieme in questa lotta al terrorismo, con i nostri uomini e donne della Ue sul terreno per sostenere le forze del Mali sia con le nostre missioni militari e civili sia con il sostegno alla forza congiunta del Mali e del Sahel con un contributo di 50 milioni di euro“.
L’attentato si è consumato nel pomeriggio di domenica, quando i terroristi hanno fatto irruzione nella struttura sparando raffiche di armi automatiche. Immediato l’intervento delle forze speciali maliane affiancate da reparti francesi di stanza nel Paese africano che hanno liberato dopo alcune ore 32 ostaggi. Tra di essi, tre cittadini del Mali e quattro occidentali. Testimoni hanno riferito di una una densa colonna di fumo nero che si è levata poco dopo dal complesso turistico, non lontano dall’aeroporto. Fonti del governo – riportate da media africani – hanno confermato che si è trattato di un “attacco jihadista“: i terroristi al momento dell’assalto avrebbero gridato “Allah u-Akbar”.
“Le forze di sicurezza sono sul posto, il resort Campement Kangaba è isolato e una operazione militare è in corso”, aveva riferito poco dopo il portavoce del ministero della sicurezza Baba Cisse, citato dalla Bbc. Nel giorno del trionfo di Emmanuel Macron nel ballottaggio delle legislative francesi i terroristi hanno colpito di nuovo: fuori della Francia ma in una sua “zona d’influenza” e in un luogo frequentato da occidentali. E anche se non c’è finora alcuna rivendicazione il messaggio suona come un ennesimo, sinistro avvertimento. Anche perché Macron aveva scelto proprio il Mali come destinazione del suo primo viaggio all’estero da presidente. “La Francia continuerà ad essere impegnata al fianco dei Paesi africani nella guerra contro il terrorismo”, aveva affermato il neo presidente visitando la base militare francese di Gao, nel nord del Paese.
Non è la prima volta che alberghi e resort in Mali finiscono nel mirino dell’estremismo islamico. Nel marzo 2016 era stato assaltato l’hotel Nord-Sud nella capitale maliana che ospitava la missione dell’Unione europea di addestramento dell’esercito locale (EutmMali). Un attentatore era stato ucciso dalle forze di sicurezza ma non c’erano state altre vittime. Era andata peggio l’anno prima, il 20 novembre 2015, quando era stato attaccato l’Hotel Radisson Blu, uno dei più esclusivi di Bamako. Il bilancio era stato di 20 morti, oltre ai due terroristi. A rivendicare l’attacco era stata Aqmi, al-Qaeda nel Maghreb islamico, che aveva agito in coordinamento con il gruppo jihadista dell’algerino Mokhtar Belmokhtar, al-Morabitoune. Nel marzo dello stesso anno era finito sotto attacco il bar-ristorante La Terrasse. Cinque i morti, tra i quali due stranieri. Nel 2012 il nord del Mali era caduto sotto il controllo di gruppi jihadisti legati ad al Qaeda che si erano saldati con ribelli Tuareg contro i quali, nel gennaio 2013, era intervenuta una forza militare internazionale guidata dalla Francia che aveva “liberato” gran parte dell’area, anche se tuttora alcune zone sono in mano agli estremisti islamici che hanno colpito anche il centro e il sud del Paese.