Dopo la proclamazione della sconfitta militare dello Stato Islamico, le forze governative di Damasco insieme alle milizie alleate stanno completando la riconquista del territorio siriano ancora controllato dai ribelli. E' iniziata in queste ore un'offensiva su vasta scala nella zona di Idlib, nel nord-ovest, la più grande in Siria ancora in mano ai ribelli anti-regime, compresa al Qaida.
L'offensiva era stata in qualche modo anticipata la scorsa settimana da Serghiei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia, principale alleato di Damasco insieme all'Iran, che nell'annunciare la fine delle operazioni contro l'Isis, aveva predetto che ora ci si sarebbe concentrati contro le milizie collegate ad al Qaida. La pianificazione dell'attacco è stata studiata nei minimi particolari: già dal giorno di S. Stefano erano iniziati bombardamenti e raid dell'aviazione siriana e russa.
La provincia di Idlib ospita oltre due milioni di persone, comprese migliaia di persone rifugiatesi lì per sfuggire ai combattimenti in altre parti della Siria. Come risultato migliaia di civili sono ora in fuga verso nord, verso il confine turco, dove vigono temperature freddissime. Si teme che una offensiva militare in grande stile possa creare perdite su larga scala e una nuova emergenza umanitaria, con migliaia di profughi.
Alla fine settembre Medici senza frontiere aveva denunciato ripetuti bombardamenti sugli ospedali di Idlib e Hama, che avevano reso la situazione sanitaria insostenibile. A ottobre i turchi con i loro alleati avevano stretto la morsa su Idlib, capoluogo di una zona strategica per la Turchia, perché si trova a circa 130 chilometri dal confine, e truppe di Erdogan erano entrate in città, provocando la reazione di Damasco che aveva chiesto di abbandonarla immediatamente perché una simile occupazione non era prevista dagli accordi di Astana (sotto l'egida di Mosca) che avevano classificato l'area come “de-escalation zone“. La riconquista dell'intero territorio di Idlib ha un duplice scopo per Assad: sul piano operativo significa riportare sotto il suo controllo anche l'ultima sacca di resistenza, su quello dell'immagine, invece, rappresenta una indiscutibile rivincita sull'area da cui era partita la ribellione che ha portato a quasi sei anni di guerra devastante.