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Attacco dei militanti separatisti: uccise 52 persone nei villaggi indiani

È di almeno 52 morti il bilancio dei due attacchi sferrati martedì dalla guerriglia separatista del Fronte nazionale democratico del Bodoland (Ndfb) contro gli appartenenti delle comunità tribali (Adivasi) dello Stato nord-orientale indiano dell’Assam. Lo riferiscono le emittenti televisive di New Delhi: Times Now ha specificato che sarebbero inoltre 80 i feriti, mentre un portavoce della polizia ha dichiarato a Ndtv che “la metà delle persone uccise dai guerriglieri sono donne e bambini”. A causa dell’offensiva dell’Ndfb, è stato decretato un “allarme rosso” in gran parte dell’Assam ed è stata chiusa la frontiera con il vicino Bhutan.

Gli attacchi – avvenuti nei distretti di Sanitpur e Kokrajhar – sono stati confermati dalla polizia locale secondo cui “ad operare è stato un commando fortemente armato”. L’ispettore generale di polizia S.N. Singh ha sostenuto che “i militanti appartengono ad una fazione del Ndfb che non ha accettato la tregua firmata dai vertici dell’organizzazione e che ha attaccato i villaggi come risposta all’intensificazione delle operazioni da parte delle forze di sicurezza”.

Il presidente della repubblica indiana Pranab Mukherjee ad il premier Narendra Modi hanno condannato l’attacco perpetrato contro “persone inermi” e chiesto “una ferma azione contro questo tipo di reati”. Il ministro dell’Interno Rajnath Singh si recherà in giornata sul posto per gestire l’emergenza, dopo che il governatore dell’Assam, Tarun Gogoi, ha chiesto l’invio di ulteriori forze di sicurezza per prevenire nuovi massacri in futuro.

Il Ndfb, considerato organizzazione terroristica dall’India, è nato nel 1998 con l’obiettivo di creare uno Stato indipendente (Bodoland) per la popolazione Bodo dell’Assam. I Bodo sono una comunità etnica e linguistica stanziatasi principalmente nelle regioni Udalguri e Kokrajhar dell’Assam, che, secondo il censimento del 1991, compongono il 5,3 % della popolazione dello Stato. Nel maggio 2005 il Ndfb ha firmato un “cessate il fuoco” con il governo, decisione contestata da alcune fazioni che stanno continuando le operazioni terroristiche contro la popolazione non-Bodo e le forze di sicurezza.

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