Il presidente Bashar al-Assad, intervistato da Charlie Rose sulla Cbs ha dichiarato che in Siria dall’inizio dei raid statunitensi, è aumentata la presenza di combattenti dello Stato Islamico. I missili americani “in alcuni casi possono portare dei benefici a livello locale, ma l’Isis sul piano generale è cresciuto da quando ha preso il via l’intervento dei caccia Usa, ci sono più reclutamenti e alcune stime parlano di 1.000 persone che vengono arruolate tra i jihadisti ogni mese”.
La situazione sembra la stessa in Libia e in Iraq dove altre organizzazioni terroristiche hanno annunciato la loro adesione all’Isis, così come è anche accaduto in Nigeria dove Boko Haram ha stretto la sua alleanza con gli uomini dello Stato Islamico. Interpellato sui territori che il Califfato controlla in Siria, Assad ha spiegato che non si tratta di “una guerra tradizionale” dove l’obiettivo è conquistare le città. In questi casi si punta al “cuore e alla mente dei siriani – ha dichiarato – e non possiamo conquistare il cuore dei siriani mentre li uccidiamo”.
Il presidente si è dunque detto disponibile a lasciare il potere solo se “perdesse il supporto pubblico” e cioè, ha poi specificato, nel caso in cui non rappresentasse più gli interessi e i valori del suo popolo. Proseguendo nell’intervista Assad ha spiegato quelle che secondo lui sono gli ostacoli che vengono dagli Stati Uniti: “Loro non vogliono partner, accettano solo seguaci – ha attaccato il presidente – anche l’Europa non è partner degli Usa, ad essere franchi. E questo è il loro problema con la Siria. Hanno bisogno di qualcuno che continui a dire di si, di un pupazzo, di una marionetta”. Infine, ha avuto parole anche per Putin di cui Assad ha preso le parti affermando che l’Occidente e l’America lo “demonizzano” perché vuole essere indipendente.