Nuovi equilibri di potere sono in continuo divenire. Per bilanciare il rafforzamento dell’asse Mosca-Pechino cercato da Putin per rilanciare la cooperazione nell’oriente russo, Delhi rafforza la collaborazione economica con i Paesi dell’Asia centrale. È questo il motivo che ha portato il premier indiano Narendra Modi a effettuare un tour nei cinque Paesi dell’area a margine del summit Brics, che la scorsa settimana ha radunato le potenze alternative all’Occidente. Secondo gli analisti, Mosca e Pechino “hanno osservato con gelosia il corteggiamento di Modi nei confronti dei leader delle cinque repubbliche ex-sovietiche”.
La visita di Modi “riflette la nostra intenzione di dare avvio a una nuova era nelle relazioni con le repubbliche dell’Asia centrale”, come ha dichiarato egli stesso durante l’incontro con il presidente uzbeko Islam Karimov.
I Paesi centro-asiatici, da sempre ancorati all’orbita russa, sono nel mirino delle maggiori pontenze dell’area, in primis della Cina, che da anni investe nel settore minerario, petrolchimico, siderurgico, ma anche manifatturiero. Le enormi potenzialità che la regione offre in termini di risorse è però nota anche al primo ministro indiano, che ha dichiarato che l’India “è la nuova frontiera di opportunità per il mondo”, cercando di spostare equilibri verso di lui.
Nel suo viaggio, Modi ha parlato quasi solo di economia. In Uzbekistan ha chiesto a Karimov di creare nel Paese un ambiente “più favorevole” alle imprese indiane. I due hanno poi siglato accordi che rafforzano la collaborazione in ambiti chiave, come la fornitura di uranio, la lotta al terrorismo al confine con l’Afghanistan, lo stimolo al turismo e alla cultura, la difesa e la sicurezza aerea. In Kazakistan – seconda tappa – Modi ha assicurato una maggiore presenza indiana nel mercato dell’energia. I due Paesi estrarranno insieme il petrolio nel Mar Caspio e il presidente Nazarbayev ha accordato la vendita di 5mila tonnellate di uranio neri prossimi cinque anni. Siglati accordi anche sullo scambio di prigionieri, sulla cooperazione nel campo dell’informatica e della difesa. I due Paesi hanno inoltre promesso di effettuare operazioni militari congiunte, tenere regolari consultazioni, addestrare i rispettivi eserciti e cooperare nelle missione di pace dell’Onu. È stata poi la volta del Turkmenistan. Insieme al presidente Gurbanguly Berdimuhamedov ha deciso di accelerare le ultime fasi del progetto del gasdotto Tapi (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India). In Kyrgyzstan invece il dialogo con il presidente Almazbek Atambayev si è concentrato sulla ricerca nel settore agricolo, farmaceutico e minerario. Infine il Tajikistan, ultima tappa del tour. Siglati accordi con Emomali Rahmon in vari ambiti: difesa, energia idrica, lotta al terrorismo e al traffico di droga.