Russia condannata dalla Corte europea per i diritti umani per i ripetuti arresti operati a fini politici ai danni del leader dell'opposizione Alexei Navalny, il quale negli ultimi anni ha trascorso in carcere 172 giorni. Nella sentenza emessa oggi la Corte di Strasburgo ha quindi ordinato alle autorità russe di consentire lo svolgimento di dimostrazioni pacifiche. In precedenza la Corte aveva già chiesto di versare 63mila euro a Navalny a titolo di risarcimento.
In particolare, secondo la Corte, due dei sette arresti subiti tra il 2012 e il 2014 da Aleksey Anatolyevich Navalny, uno dei principali leader dell'opposizione russa e attivista politico, non solo sono stati politicamente motivati ma hanno perseguito lo scopo di “sopprimere quel pluralismo politico che fa parte di un'effettiva democrazia governata dallo stato di diritto”. La Russia è stata quindi condannata per aver violato – con gli arresti, le detenzioni e le multe inflitte all'oppositore – diversi diritti di Navalny, a cui ora Mosca dovrà versare 50mila euro per danni morali. Nella sentenza odierna i giudici della Corte europea dei diritti umani hanno inoltre stabilito che Mosca dovrà introdurre un meccanismo affinché le autorità diano il giusto valore al diritto di manifestare pacificamente e mostrino la necessaria tolleranza verso manifestazioni non autorizzate.