Il Trattato sul commercio internazionale delle armi, ratificato da Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Spagna e Germania e firmato anche dagli Stati Uniti, è ufficialmente entrato in vigore: è infatti stato raggiunto – e superato – il numero delle cinquanta adesioni necessarie perché possa effettivamente essere approvato.
La notizia è stata resa nota in coincidenza con la sessantanovesima sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu in corso a New York. I nuovi paesi aderenti al trattato sono otto: Argentina, Bosnia Erzegovina, Bahamas, Repubblica ceca, Senegal, Uruguay, Saint Lucia e Portogallo. La carta entrerà in vigore il prossimo 25 dicembre con disposizioni vincolanti per tutti i paesi che, entro quella data, avranno completato il processo di ratifica.
Il contenuto dell’accordo, che venne approvato in Assemblea generale Onu nell’aprile dello scorso anno, affronta il commercio di armi convenzionali, un settore con un volume di affari stimato in oltre 80 miliardi di dollari l’anno. Le norme prevedono controlli limitati su munizioni e componenti d’arma e il divieto per gli Stati contraenti di garantire forniture a paesi colpiti da embargo o responsabili, a vario titolo, di crimini contro l’umanità.
“L’imminente introduzione del trattato – ha affermato la coordinatrice dell’alleanza di organizzazioni della società civile Control Arms – apre la possibilità di intervenire davvero sul flusso incontrollato di armi e munizioni nelle peggiori zone di conflitto del mondo”. E la reazione è stata positiva anche da parte della Rete italiana per il disarmo: “E’ un enorme passo avanti per la protezione di milioni di persone – scrive in una nota – le cui vite sono devastate ogni giorno a causa di un commercio globale di armi oggi quasi per nulla regolamentato”.
Ad opporsi, tuttavia, continuano ad essere Cina, Canada, Israele e Russia.