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Argentina, sfida nell’urna tra Macri e Fernandez

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In Argentina la crisi economica sembra un tunnel senza spiragli d’uscita. Società civile e Chiesa sperano in un cambio di passo e domani sarà una domenica al voto per gli elettori argentini chiamati ad esprimersi alle primarie presidenziali, riferisce l’Agi. Dalle urne usciranno tutti i nomi dei candidati presidenti e vice delle 8 coalizioni in lizza. Il voto che decreterà i nuovi presidente e vice presidente argentini si terrà il 27 ottobre. Una tornata elettorale, spiega l’Agenzia Nova, che servirà anche a rinnovare 130 seggi della Camera dei deputati, 24 del senato e 43 del Parlasur, il parlamento del Mercato comune dell'America del Sud composto da Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay.

Gli schieramenti

Sarà proclamato presidente al primo turno il candidato che otterrà almeno il 45 per dei voti totali, o il 40 per cento dei voti con uno scarto superiore al 10 per cento sul secondo. L'eventuale ballottaggio si terrà in una data da definire nel mese di novembre. Il voto è considerato come un importante sondaggio sulle intenzioni di voto in vista della scadenza autunnale, che si preannuncia come un faccia a faccia. Da una parte il presidente uscente Mauricio Macri e il suo vice, il peronista Miguel Angel Pichetto, che insieme hanno formato la coalizione “Frente Justos por el Cambio”; e dall'altra Alberto Fernandez insieme all'ex presidente Cristina Kirchner (2007-2015) – processata per corruzione-  uniti nel “Frente de Todos”, sostenuto de diversi governatori e esponenti dell'opposizione. Oltre a queste due coalizioni, sottolinea l’Agi, destano anche un certo interesse il “Consenso Federal” dell'ex ministro dell'economia Roberto Lavagna e la sinistra trotzkista di Nicola's del Cano.

Il monito dell’episcopato

“Con speranza, educazione e lavoro, artigiani di una nuova Argentina” è il titolo del messaggio pubblicato a conclusione della 117ª Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Argentina. Il documento, inviato a Fides, esprime le riflessioni dell’episcopato, in questo anno in cui si svolgono le elezioni presidenziali. “La nobiltà della vocazione politica chiede ai leader di collaborare affinché il popolo, che è sovrano, sia artigiano della sua storia – avvertono i presuli -.Abbiamo bisogno di politici che ci aiutino a guardare oltre la congiuntura e che ci propongano autentici percorsi di amicizia sociale” si legge nel testo, che continua: “In una realtà che ci colpisce e ci ferisce a causa della crescente povertà, non vogliamo perdere la speranza di andare avanti, assumendo la sfida di passare dalla cultura della voracità e dello scarto, alla cultura del prendersi cura di ogni vita e della nostra casa comune, della fraternità e dell'accoglienza”. Il messaggio si conclude ricordando che, in quanto pastori, “ascoltiamo la drammatica richiesta di lavoro, che insieme alla pubblica istruzione sono i più importanti temi della questione sociale”. Nel corso dell’assemblea i vescovi argentini hanno parlato di diversi argomenti di rilevanza sociale e hanno definito i dettagli del Congresso mariano che si terrà nella diocesi di Catamarca nel 2020. Hanno anche riflettuto sul Mese missionario Straordinario del prossimo ottobre. monsignor Fernando Croxatto, Vescovo di Neuquén e Presidente della Commissione episcopale delle missioni, ha guidato la riflessione su questo tema e i vescovi hanno deciso di iniziare una nuova missione ad gentes della Chiesa argentina nella zona dell'Amazzonia.

Opposte visioni

“L'intera campagna elettorale per le primarie è stata polarizzata da una parte dai discorsi di Macri, che ha chiesto agli argentini di dargli nuovamente fiducia per poter proseguire la sua “trasformazione dell'Argentina del futuro”, presentandosi come il garante del rispetto degli oneri, assunti in buona parte da lui stesso, che ne fanno il candidato dell'Fmi- evidenzia l’Agi-. Dall'altra il tandem Fernandez-Kirchner che ha pesantemente criticato il bilancio di quattro anni di governo Macri, tirando il campanello d'allarme per il futuro della società e dell'economia nazionale “che si trovano già in una situazione indecente”. Ma liste a parte sulle primarie di domenica, che non sembrano suscitare grande entusiasmo per le strade delle città argentine, si allunga l'ombra della crisi economico-finanziaria che attanaglia l'Argentina”. Nel primo trimestre 2019, in base ai dati dell'Istituto nazionale di statistica (Indec), la povertà ha raggiunto il 34,1 per cento della popolazione (cioè 16 milioni di persone, 4,3 in più rispetto al 2017), mentre il 7,1 per cento degli argentini è indigente e il 50% dei bambini vive nella povertà. Inoltre, a causa della forte diminuzione del valore reale dei salari, la povertà colpisce adesso anche un 24,5 per cento delle persone con impiego.

I conti non tornano

Quattro anni di presidenza Macri, sottolinea l’Agi, hanno portato il tasso di disoccupazione al 10,1%, il più alto dal 2005, una sottoccupazione all'11,8%, l'inflazione che supera il 55% annuo (la terza più alta del mondo) il valore del dollaro 46 volte superiore al peso argentino, un rapporto debito-Pil all'88,5% e tassi d'interesse oltre il 60%. In autunno, osserva l’Agi, chiunque vinca le presidenziali si troverà a governare con l'ipoteca di 156 miliardi di dollari di debito, un terzo del quale – 56,3 milioni – contratto col Fondo monetario internazionale che ha aperto un suo distaccamento dentro la sede del Banco Argentino. Il debito lordo totale supera i 350 miliardi di dollari e i mercati internazionali temono che il Paese sia incapace di affrontare le scadenze e ripagare. Per poter partecipare al primo turno delle presidenziali, domenica tutte le coalizioni in lizza dovranno essere votate da almeno l'1,5% degli aventi diritto, puntualizza l’Agi. La sinistra Nuevo MAS, l'unica forza a presentare una donna alla presidenza, e l'estrema destra di Nos, Despertar e il Frente Patriota, rischiano di non superare il quorum. Ad ogni modo, secondo gli analisti politici, il grande numero di candidati dà la certezza che si andrà al ballottaggio il 24 novembre tra le due forze più votate al primo turno, racconta l’Agi.

Giacomo Galeazzi: