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Argentina, mistero sulla morte di Nisman: sotto inchiesta la scorta per omicidio

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In un’Argentina in cui la giustizia sembra avere da sempre il un suo iter “tutto particolare”, continuano le indagini – ma soprattutto i dubbi – sul caso del presunto suicidio (o forse omicidio) del procuratore Alberto Nisman, trovato morto nel suo appartamento il 19 gennaio scorso. Dopo aver pubblicato una lunga lettera sul suo profilo Facebook la presidente Crisitna Kirchner ha ddicharato che non crede che il procuratore si sia suicidato, ma piuttosto che sia stato “usato da vivo” e che poi ci sia stata la “necessità che morisse”.

Inoltre secondo la presidente argentina Nisman sarebbe stato eliminato da “agenti segreti deviati”, molto probabilmente dalla sua stessa scorta. Dichiarazioni choc, soprattutto se si considera che la Kirchner era una delle indagate dal procuratore per l’attentato all’Amia del 1994. Nel 2004 infatti, al procuratore Nisman viene affidato l’incarico di indagare sull’attentato del ’94 al centro ebraico dove morirono oltre 80 persone. Dopo vari anni e molte indagini il procuratore giunge alla conclusione che dietro l’attentato ci siano delle autorità iraniane, che riuscirono a farla franca solo grazie a degli accordi segreti, in cambio di forniture di greggio, stretti con l’attuale presidente argentina, il ministro degli esteri e altri funzionari del governo.

Nel frattempo, l’entourage della Kirchner allarga i sospetti verso l’ex capo del controspionaggio Antonio Stiusso, considerato un nemico giurato della presidente argentina. Stiusso è rimasto a capo dei serevizi segreti per lungo tempo, ma dicembre il governo in carico lo aveva rimosso. Secondo la Kirchner e i suoi collaboratori, la fonte principale di informazioni di Nisma era proprio Stiusso, che però lo avrebbe ingannato fornendo elementi falsi e usando agenti che non apparteneva all’organico.

Inoltre la magistratura ha ordinato a Diego Lagomarsino di non lasciare il Paese. Quest’ultimo, un tecnico informatico, sarebbe stato l’ultima persona a vadere Nisman vivo e avrebbe prestato la sua pistola al giudice. Sono molte le lacune sull’indagine della morte di Nisman che fanno pensare che non si tratti di suicidio. Il fabbro che intervenne per sbloccare la porta dove si è consumata la tragedia ha dichiarato che c’erano due serrature sulla porta blindata: quella che ha dovuto sbloccare e un’altra che era aperta. E poi gli esami dei medici legali, che non hanno trovato polvere da sparo sulla mano di Nisman. E infine le dichiarazioni della presidente Kirchner che ritiene la morte di Nisman “una manovra contro il governo”. Molte persone in questi giorni sono scese in piazza per chiedere che venga fatta luce sulla morte del giudice Nisman, ma quello che si teme è che, per l’ennesima volta, il caso venga insabbiato e che la giustizia dell’Argentina lo aggiunga ai tanti casi che ancora devono essere chiariti.

Manuela Petrini: