Un atto di violenza straordinario e senza precedenti”, di sicuro “uno dei momenti più bui nella storia del Paese”. Sono parole dolorose quelle di Jacinda Ardern, primo ministro di una Nuova Zelanda ferita al volto da uno dei più atroci fatti di sangue mai commessi nel suo territorio. Sono 49 i morti a Christchurch, vittime della follia omicida e razzista del 28enne australiano Brenton Tarrant, autore del massacro nelle due moschee della maggiore città dell'Isola del Sud. Secondo il primo ministro, “dieci sono morti alla moschea di Linwood Avenue, tre fuori dalla moschea. Altri 30 sono stati uccisi nella moschea di Deans Avenue e più di 20 sono rimasti gravemente feriti, attualmente alla Christchurch A & E”. Ardern ha parlato in conferenza stampa, spiegando come sia “chiaro che questo può ora essere descritto solo come un attacco terroristico. Da quello che sappiamo, sembra che sia stato ben pianificato”.
Il messaggio di Ardern
La premier neozelandese ha tenuto a precisare che tutte le persone connesse agli attentati si fanno promotori di “opinioni estremiste che non hanno posto in Nuova Zelanda o nel mondo”. Ardern ha spiegato che i servizi di intelligence sono in campo nelle indagini che “la polizia sta mettendo tutte le sue risorse in questa situazione. Ho parlato al sindaco di Christchurch e intendo parlare stasera con l'imam”. Il primo ministro ha inoltre spiegato di voler “inviare un messaggio”, dicendosi sicura che “i nostri pensieri e le nostre preghiere sono con coloro che sono stati colpiti oggi. Christchurch era la casa di queste vittime. Per molti questo potrebbe non essere stato il posto in cui sono nati, infatti per molte neozelandesi è stata la loro scelta, il posto in cui sono attivamente venuti e si sono impegnati, il luogo in cui stavano allevando le loro famiglie, dove facevano parte delle comunità che amato e che li amava, era un posto in cui molti venivano per la sua sicurezza, un luogo dove erano liberi di praticare la loro cultura e la loro religione”. Anche per questo, la premier ha dichiarato che la Nuova Zelanda “non era un obiettivo perché un porto sicuro per coloro che odiano”, né perché “approviamo il razzismo” ma proprio per “non essere nessuna di queste cose… rappresentiamo la diversità, la gentilezza, la compassione, una casa per quelli che condividono i nostri valori, un rifugio per chi ne ha bisogno”.
Operazioni di sicurezza
Al momento sono tre le persone in stato di detenzione per sospette connessioni all'attacco di Christchurch, una delle quali ha dichiarato pubblicamente di essere nata in Australia, come confermato dallo stesso primo ministro Scott Morrison. Nel frattempo, le Forze dell'ordine hanno predisposto e messo in atto controlli a tappeto a Christchurch, mentre le autorità hanno disposto la chiusura di tutte le moschee del Paese. Sembra che il killer, Brenton Tarrant, abbia dichiarato di essersi ispirato a Anders Breivik, autore della strage di Utoya nel 2011.