Prime defezioni nel governo britannico dopo l'apertura di Theresa May al dialogo con i laburisti solla Brexit. A lasciare è stato Nigel Adams, sottosegretario al dicastero per il Galles.
Divisi in casa
L'euroscettico Daily Telegraph, intanto, evidenzia e incoraggia la spaccatura in casa Tory, notando come la svolta di May – pur approvata alla fine ieri da 17 ministri contro 4 – sia passata solo dopo il rifiuto della premier di accettare la soluzione No Deal, sostenuta inizialmente da “14 ministri”.
I Lab
L'apertura al dialogo è stata accolta con favore da Jeremy Corbyn. Nel question time alla Camera dei Comuni il leader Lab ha definito come “benvenuta” la volontà di May di “scendere a compromessi“. “Non vedo l'ora di incontrarla più tardi”, ha affermato.
Tornano i controlli
Sulla Brexit è intervento anche il commissario agli Affari ecnomici Ue, Pierre Moscovici, avvertendo che, senza un'intesa, Bruxelles introdurrà controlli “rigorosi” alle dogane. “Preferisco dei controlli rigorosi e file di camion a una crisi sanitaria o traffici illegali“, ha detto Moscovici. “La sicurezza degli europei sarà la nostra priorità assoluta”. Nel settore doganale e fiscale, ha aggiunto poi, “una Brexit senza accordo significherebbe anche nuovi moduli doganali da compilare per le società che commerciano con il Regno Unito e la necessità di riscuotere l'Iva sulle merci importato dal Regno Unito”. La Gran Bretagna, ha sottolineato, “diventerebbe uno Stato terzo da un giorno all'altro: ci sarebbe un cambio giuridico istantaneo, radicale, molto sostanziale per Londra, i nostri Stati membri e le nostre imprese”. Alle merci che “oggi circolano senza controlli né formalità doganali” tra le due sponde della Manica verrebbe applicato immediatamente il codice doganale europeo.
Proroga
Jean Claude Juncker, da parte sua, detta le condizioni per la proroga della Brexit. Bruxelles, in sostanza, chiede che Londra approvi l'accordo per l'uscita entro il 12 aprile. “Se la Camera dei Comuni non si pronuncerà – ha avvertito – nessuna proroga breve sarà possibile, perché questo minaccia il buon funzionamento dell'Unione europea e le stesse elezioni europee“.