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Ankara blocca l’accesso a Wikipedia: “Danneggia l’immagine della Turchia”

Dopo l’affondo di ieri contro gli Stati Uniti (rei di appoggiare i curdi), oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha bloccato l’accesso a Wikipedia, l’enciclopedia online gratuita a contenuto libero nata nel 2001 sostenuta dalla Wikimedia Foundation, un’organizzazione non a scopo di lucro statunitense.

Il blocco

Turkey Blocks, un gruppo di monitoraggio delle attività online, ha precisato che era impossibile accedere al sito dalle 8 del mattino di oggi. Le autorità turche hanno bloccato l’accesso degli utenti all’enciclopedia “veloce” (questo il significato del nome) in tutte le lingue presenti, oltre 280; la motivazione: Wikipedia accoglierebbe contenuti che – secondo Ankara – presentano la Turchia come una Nazione sostenitrice del Terrorismo, danneggiandone così l’immagine.

Nello specifico, l’agenzia ufficiale turca, citando il ministero dei Trasporti e delle Comunicazioni, ha reso noto che il sito è stato bloccato “dopo essere diventato una fonte di informazione che agisce con i gruppi che conducono una campagna nociva contro la Turchia nel contesto internazionale”. Secondo quanto riportato dall’agenzia turca Anadolu, le autorità locali avevano chiesto a Wikipedia di rimuovere dei contenuti sui legami fra la Turchia e alcuni gruppi terroristi, ma il sito non lo aveva fatto. Da qui, l’ennesima purga di Erdogan ai canali di comunicazione di massa.

Non si tratta del sito internet primo “chiuso” ai cittadini turchi: Ankara aveva già più volte bloccato l’accesso a Twitter, Facebook e YouTube. Come i grandi social, anche numerosi altri siti antigovernativi erano “casualmente” diventati inaccessibili agli utenti.

Le accuse agli Usa

Ieri Erdogan era tornato a far parlare di sé dopo aver accusato gli Stati Uniti di essere filo-curdi. “L’azione degli Usa in Siria con il Pyd” – i curdi che combattono l’Isis – “sta danneggiando lo spirito di alleanza e partnership” con la Turchia, aveva detto il presidente. Da Istanbul, aveva anche aggiunto che Ankara non permetterà “mai” la creazione di un “corridoio del terrore” ai suoi confini meridionali, riferendosi ad una possibile entità politica autonoma curda nel nord della Siria. Le milizie curde del Pyd sono ritenute “terroriste” dalla Turchia ma, al contempo, sono sostenute da Usa e Russia nella lotta all’Isis.

Il presidente turco – che incontrerà per la prima volta il suo omologo Donald Trump il prossimo 16 e 17 maggio alla Casa Bianca – aveva anche ribadito quanto la Turchia fosse “seriamente scossa” dalla mancata estradizione dagli Stati Uniti di Fethullah Gulen, accusato di essere la mente del fallito golpe del luglio scorso.

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