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Ancora scontri: oltre 360 feriti

Nuovo venerdì di violenze nella Striscia di Gaza. Almeno 363 manifestanti palestinesi, secondo il locale ministero della Salute, sono rimasti feriti oggi per colpi di arma da fuoco esploso in seguito agli scontri andati in scena al confine tra il territorio costiero e Israele. Almeno uno dei feriti versa in gravi condizioni.

Scontri

Le forze armate israeliane sono intervenute contro la folla usando proiettili veri e gas lacrimogeni.
L'esercito di Tel Aviv ha fatto sapere che sono in corso scontri con i manifestanti palestinesi in almeno cinque diverse località della striscia di Gaza. Questa mattina, migliaia di manifestanti si sono radunati in luoghi diversi lungo la barriera di sicurezza tra Gaza e Israele, mentre l'esercito di Tel Aviv ha schierato di nuovo cecchini e carri armati per far fronte alla cosiddetta “Marcia del ritorno“.

I precedenti

La scorsa settimana, quasi 20.000 palestinesi hanno manifestato lungo il confine tra Gaza e Israele, mentre la settimana precedente c'erano circa 30.000 manifestanti lungo la barriera di sicurezza che divide i due territori. La tensione è aumentata nel territorio costiero a causa delle nuove manifestazioni cominciate il 30 marzo e che hanno scatenato la reazione sanguinosa dell'esercito israeliano, che ha ucciso almeno 33 palestinesi nelle ultime 2 settimane.

Tolleranza zero

“Israele non tollererà nessuna violazione da parte di Hamas della propria sovranità” ha detto l'ambasciatore israeliano in Italia, Ofer Sachs. “Hamas – ha sottolineato ancora il diplomatico – si trova in uno stato di stallo non per colpa di Israele ma delle forze dell'intera regione. Per uscire da questa condizione accusa Israele. La marcia ai confini non è una pacifica, ma controllata da organizzazioni terroristiche che strumentalizzano milioni di persone in difficolta'”. Secondo Sachs “Hamas cerca di risolvere i propri problemi interni a scapito della drammatica condizione della popolazione e Israele è preoccupata. Per questo Israele ha presentato a Bruxelles un ambizioso piano per recuperare la situazione a Gaza, utilizzando anche il supporto di molti benefattori finanziari ed evitando soluzioni tampone

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