Anis Amri – il responsabile dell’attacco terroristico al mercatino di Natale di Berlino dello scorso 19 dicembre, in cui morirono 12 persone – era conosciuto dalle autorità tedesche con almeno 14 diverse identità. Inoltre, Durante il periodo passato in Europa, Amri usò sei nomi diversi e mentì più volte sulla sua nazionalità; aveva anche più di un profilo Facebook, come ricostruito da Bellingcat, il sito fondato e gestito dal britannico Eliot Higgins.
È quanto emerge dal rapporto del direttore dell’Anticrimine regionale del Nordreno-Westfalia, Dieter Schuermann, esposto davanti alla Commissione Interni del Parlamento di Duesseldorf. Il giovane tunisino è stato ucciso dalla polizia italiana nella notte tra il 22 e il 23 dicembre a Sesto San Giovanni, durante un normale controllo di pattuglia.
“Si comportava in modo cospirativo e usava diverse identità”, ha spiegato Schuermann. Nella seduta speciale, il direttore dell’Anticrimine ha anche illustrato gli sforzi compiuti dagli enti tedeschi addetti alla sicurezza per comprovare che Amri stesse progettando degli attentati.
Arrivato in Germania nell’estate 2015, era stato classificato come “pericoloso” per la prima volta nel febbraio del 2016 su iniziativa del Landeskriminalamt, la polizia criminale regionale. Un mese dopo veniva classificato allo stesso modo anche a Berlino.
Ma la polemica sulle falle nella sicurezza tedesca continua. Amri era infatti stato oggetto dei confronti nel centro di difesa Antiterrorismo per ben sette volte; eppure, vi era sempre stato consenso sul fatto che non rappresentasse un pericolo concreto.
Inoltre, la polizia aveva più volte tentato di aprire procedimenti contro di lui: lo scorso aprile aveva incassato sussidi da diversi comuni. Ciò nonostante, le procure competenti avevano rigettato le richieste. In una seconda occasione, era stato scoperto dalle forze dell’ordine con documenti falsi e in possesso di narcotici e si era tentato di aprire un fascicolo su di lui per il sospetto che volesse commettere un atto violento.
Ma alla fine nulla di tutto ciò era andato in porto: pur lavorando insieme sia a livello federale sia regionale, né il Bund né i Laender, erano riusciti a raccogliere elementi concreti sufficienti che potessero essere valutati come indizi di reato.
“L’attentato è stato commesso da un uomo, di cui le autorità tedesche, su scala federale, sapevano molto”, ha affermato il ministro dell’Interno del Land, Ralph Jaeger. Ed è a lui che Armin Laschet – capogruppo del partito della Merkel, il Cdu – si era rivolto ieri, senza mezzi termini: “Gli errori nel caso Amri vanno chiariti con urgenza. Jaeger deve chiarire perché non sono stati esauriti tutti i mezzi giuridici per controllare Amri e fermarlo”.