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Ambasciata Usa, Netanyahu non molla: “Dovrebbe essere a Gerusalemme”

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“Voglio essere chiaro, l’ambasciata Usa dovrebbe essere a Gerusalemme”. Lo ha detto il Benjamin Netanyahu  smentendo le voci riguardo un intervento di Israele nei confronti degli Stati Uniti per raffreddare il passaggio della rappresentanza diplomatica americana da Tel Aviv a Gerusalemme. Tesi sostenuta in particolare da Marc Zell copresidente in Israele delle organizzazioni dei Repubblicani all’estero. “Non solo l’ambasciata Usa dovrebbe essere a Gerusalemme – ha aggiunto Netanyahu nella riunione di governo di oggi – ma anche tutte le altre. E credo che a tempo debito queste si sposteranno nella capitale”.

Sul trasferimento della sede diplomatica, tuttavia, gli Stati Uniti, dopo lo slancio iniziale, continuano a prendere tempo. Nel corso di un briefing con i giornalisti, l’addetto stampa della Casa Bianca, Sean Spicer, ha spiegato che “nessuna decisione è stata ancora presa. Siamo davvero ancora agli inizi del processo decisionale”.

Spicer ha poi chiarito che, se avesse voluto, Trump avrebbe potuto disporre subito il trasferimento con un ordine esecutivo, ma non lo ha fatto. Ciò significa che la questione al momento non rientra nei suoi programmi. Non a caso nei giorni scorsi l’Olp si era detta sicura che l’annunciato dislocamento non sarebbe avvenuto.

Il trasferimento era stato annunciato da Trump durante la campagna elettorale, nell’ottica di una generale ripresa dei rapporti con lo storico alleato israeliano. La politica della vecchia amministrazione democratica, considerata filopalestinese da Netanyahu, aveva finito col freddare le relazioni tra i due Paesi.

Tuttavia lo spostamento della sede diplomatica a Gerusalemme implicherebbe il riconoscimento della “città santa” come capitale ufficiale di Israele da parte di Washington. E ciò potrebbe incrinare i sempre più fragili equilibri in Medio Oriente, dove è ancora in corso l’intifada proclamata da Hamas nel 2015. A rischio sarebbero anche le relazioni con gli storici alleati del mondo islamico, come l’Arabia Saudita e la Turchia, in una fase in cui la Russia sta accrescendo la propria influenza in tutta la regione.

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