Le forze siriane hanno rivendicato domenica 21 dicembre l’abbattimento di un drone israeliano a ridosso del confine fra la Siria e il Golan occupato da Tel Aviv. I media siriani e libanesi – ripresi dal quotidiano Ynet e da altri siti israeliani – hanno riferito che il drone stava volando sopra il villaggio druso di Hadar, nella zona di Quneitra, una cittadina in rovina situata sulle alture del Golan e zona minata presidiata da Israele. Non è stato immediatamente chiaro se fosse stato effettivamente abbattuto o se fosse semplicemente precipitato per un malfunzionamento. Le autorità israeliane non hanno né confermato né smentito il fatto, specificando solo che “non risultano perdite di velivoli senza pilota” tra i mezzi in dotazione all’esercito.
Non sarebbe la prima volta che Israele decide di colpire la Siria di Bashar al Assad. L’esercito e l’aeronautica militare israeliani hanno infatti già compiuto numerosi attacchi contro postazioni militari siriane dall’inizio della rivolta, iniziata nel 2011, contro il regime di Assad. L’ultima incursione aerea israeliana in territorio siriano risale allo scorso 8 dicembre quando, secondo il Comando Generale delle Forze Armate Siriane, alcuni caccia israeliani avrebbero compiuto due raid su Damasco colpendo depositi militari con missili destinati ad Hezbollah. Anche in quella occasione, l’attacco non venne né smentito né confermato dallo Stato ebraico.
Il raid avvenne nel giorno in cui un rapporto delle Nazioni Unite certificò che “Israele intrattiene da mesi costanti e regolari contatti con gruppi militanti di ribelli siriani che combattono contro il regime del presidente Bashar al-Assad”. In particolare – spiegano i peacekeeper delle Forze Onu dell’Undof – degli ufficiali israeliani e miliziani sostenuti dall’estero “hanno collaborato direttamente” lungo il confine israelo-siriano negli ultimi 18 mesi per permettere il transito di persone – feriti portati in Israele per essere curati – e di “casse consegnate a combattenti” in territorio siriano.