Sulle rive del Mar Morto, in Giordania, è iniziato il ventottesimo vertice delle Lega Araba, cui partecipano 17 tra sovrani e presidenti dei Paesi musulmani membri dell’organizzazione con sede al Cairo. I ministri degli esteri dei paesi partecipanti si sono incontrati nei giorni scorsi e si sono accordati nella forma finale del documento conclusivo del vertice, aperto dal discorso introduttivo del presidente della Mauritania Muhammad Walad Abdelaziz e che si concluderà con la locuzione di Re Abdallah di Giordania, paese ospitante. I temi al centro del vertice sono la questione palestinese, in particolare la “necessità di proteggere” la moschea al Aqsa sulla Spianata del Tempio di Gerusalemme. Si affronteranno anche le spinose questioni delle guerre in corso in Iraq, Siria e Yemen. Della crisi siriana, in particolare, hanno già discusso, in vista del vertice panarabo, il ministro russo degli Esteri, Mikhail Bogdanov e il rappresentante Onu Staffan de Mistura.
Oltre ad Abdullah II sarà presente anche il sovrano marocchino Mohammed VI. Figura tra gli assenti, invece, il Sultano dell’Oman, Qabus Bin Said, per ragioni ignote. Mancherà anche un rappresentante della Siria, non invitata al vertice. L’Algeria, che non parteciperà, ha chiesto, per voce del presidente Bouteflika una riforma globale e profonda della Lega.
“Noi desideriamo che la Lega araba faccia pressione sul presidente Abu Mazen affinché porti avanti la questione della riconciliazione” ha detto all’Ansa, Hazem Qassem, portavoce di Hamas. “Pensavamo di aver già raggiunto un accordo sui dettagli e sui processi da intraprendere, ma il treno della riconciliazione si è poi bloccato – ha spiegato – perché il presidente Abu Mazen insiste per decidere in maniera unilaterale in tutti gli apparati (dell’Anp, ndr) e a non coordinarsi con alcuna delle altre fazioni palestinesi”. Da quel vertice Hamas si attende peraltro “che annetta alla questione palestinese la massima priorità nel mondo arabo” e che la Lega araba “si schieri al fianco del popolo palestinese nella sua lotta per la liberazione dall’occupazione israeliana”.