Sono notizie discordanti quelle arrivano dall’Afghanistan riguardanti la sorte di Kunduz, la città afghana conquistata dai talebani lo scorso 28 settembre e che le forze governative, coadiuvate dai raid aerei usa, stanno cercando di riconquistare. La presa di Kunduz è la più impostante conquista messa a segno dai talebani dal 2001, quando gli “studenti coranici” furono estromessi dopo l’invasione statunitense. Se da un lato le forze speciali governative afghane annunciano di aver riconquistato la città, con tanto di annuncio ufficiale da parte del ministero dell’Interno che si congratulato con il popolo e ha parlato di “pesanti perdite tra gli insorti che ora fuggono, dall’altra arriva la smentita dei talebani che hanno assicurato di non essere fuggiti, ma di aver ricominciato ad attaccare il nemico.
Alcuni testimoni hanno riferito che intorno alla mezzanotte sono iniziati dei “pesanti combattimenti e all’alba le forze afghane avevano preso possesso della piazza centrale della città”. L’operazione sarebbe “stata portata a termine con successo grazie alla coalizione internazionale”, ha dichiarato il generale Murad Ali Murad, vicecomandante delle forze armate dell’Afghanistan. Ma “la bandiera dei talebani sventola ancora sulla città”, o almeno è quanto affermano i talebani. Un loro portavoce ha comunicato che i militari governativi sono stati costretti alla fuga, inoltre, ” i mujaheddin hanno anche conquistato l’area di Kilazal a Kunduz City mettendo in fuga gli agenti che la presidiavano”.
L’unico dato certo che proviene da Kunduz è il bilancio delle vittime degli scontri. Secondo l’agenzia di stampa Pajhwok, negli ospedali della città si sono contati 338 feriti e 43 morti. Le autorità afghane hanno invece reso noto che sono stati uccisi molti talebani: “centinaia” secondo il generale Murad, 200 per il ministero dell’Interno e 150 per quello della Difesa.