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Afghanistan: le milizie talebane attaccano un comando della polizia, 12 morti

Nuovo attacco dei talebani contro le forze di sicurezza dell’Afghanistan. Gli uomini dell’Emirato islamico hanno infatti colpito una base della polizia nella provincia di Paktia, e impegnando le forze di sicurezza in uno scontro a fuoco durato dieci ore e concluso con un bilancio di 12 morti (sei agenti e sei miliziani) e 20 feriti.

Sei mujaheddin talebani, fra cui un kamikaze, hanno lanciato all’alba l’attacco contro il quartier generale provinciale della polizia a Gardez, capoluogo della provincia di Paktia. Con una tecnica più volte applicata, un terrorista si è fatto saltare in aria insieme a un furgoncino imbottito di esplosivo, permettendo agli altri cinque di penetrare nella base. L’esplosione è stata così forte, ha dichiarato il portavoce del governo provinciale Abdullah Hsrat, che i vetri delle finestre sono andati in frantumi in un raggio di due chilometri.

Il portavoce talebano Zabihullah Mujahid ha collocato l’attacco nella tradizionale Offensiva di Primavera denominata quest’anno “Operazione Mansour“, mentre la battaglia con i militanti si è conclusa solo a metà pomeriggio. Il governo del presidente Ashraf Ghani, che il 6 giugno ha organizzato una conferenza internazionale denominata “Processo di Kabul” dove ha rivolto agli insorti un appello al dialogo caduto nel vuoto, si trova a dover fare i conti non solo con gli attacchi dei militanti talebani, ma anche con quelli dell’Isis. I seguaci del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi hanno fatto strage di 150 persone il 31 maggio nella capitale ed hanno rivendicato un attacco con tre morti ad una moschea sciita di Kabul, prendendo anche per alcuni giorni il controllo dell’area strategica di Tora Bora – poi persa a favore delle forze di sicurezza – dove si nascose a lungo Osama bin Laden.

Nelle scorse ore, secondo informazioni confermate dalla polizia, sconosciuti hanno rapito a Kabul un cittadino americano, probabilmente un agronomo, impegnato in un progetto del ministero dell’Agricoltura finanziato dalla Banca Mondiale. Né il governo afghano né l’ambasciata americana hanno però ancora commentato il sequestro.

Inoltre, a rendere più intenso l’allarme per la crescente precaria sicurezza afghana, il Pakistan ha reso noto che due funzionari del suo consolato a Jalalabad, nell’est del Paese, sono scomparsi nel nulla dal 16 giugno mentre in auto viaggiavano verso il territorio pachistano.

Davanti a questo scenario poco confortante, gli analisti si concentrano ora sulle mosse che intende fare in Afghanistan la Casa Bianca. Dopo le indiscrezioni sull’invio di altri 4.000 soldati americani, dovrebbe essere imminente l’ufficializzazione fra alcuni giorni della decisione di Donald Trump e l’annuncio del suo nuovo approccio alla crisi afghana. Recentemente il Segretario alla Difesa, James Mattis, ha evocato davanti al Congresso la preparazione di una nuova strategia che implicherà un maggiore coinvolgimento dei Paesi della regione, da India ad Iran, da Pakistan a Cina.

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