Una grande manifestazione organizzata a Kabul è stata l’occasione per compiere una nuova strage nel martoriato Afghanistan. In pieno giorno, una violentissima esplosione ha scosso la capitale, nelle strade del quartiere Dehmazang, dove si svolgeva un corteo di protesta. Il bilancio è drammatico: 81!morti e oltre 200 feriti. Gli hazara, un’etnia di lingua persiana e di religione sciita insediata soprattutto nel centro della Nazione, stavano contestando un mega-progetto governativo per la creazione di una linea dell’alta tensione che dovrebbe collegare la capitale afghana con il Turkmenistan, ma che discriminerebbe la provincia di Bamyan. In questa zona, infatti, dove gli hazara costituiscono la maggior parte della popolazione, l’energia sarebbe dimezzata. La deflagrazione è avvenuta alla fine della marcia di quattro ore, quando gli organizzatori stavano allestendo una sorta di campo.
L’Is ha rivendicato l’attentato con un dispaccio dell’agenzia Amaq, mentre il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, si è affrettato a negare qualsiasi coinvolgimento nell’attacco. Un testimone ha riferito a Tolo Tv che il responsabile è stato un kamikaze coperto in burqa. I numerosi container dislocati dalle forze di sicurezza per sbarrare l’accesso al centro della città hanno reso difficilissimo il lavoro dei soccorritori, al punto che numerosi cadaveri sono rimasti sull’asfalto a lungo dopo lo scoppio. Il presidente afghano Ashraf Ghani ha condannato l’attentato. In un comunicato diffuso dal palazzo presidenziale si dice che il capo di Stato “ha sempre sostenuto che l’organizzazione di manifestazioni pacifiche è nei diritti dei cittadini, mentre il governo ha sempre fatto il possibile per proteggere i partecipanti”. Ma questa volta, si dice infine, “terroristi opportunisti si sono infiltrati fra i dimostranti per compiere attentati che hanno portato al martirio di numerosi cittadini e membri delle forze di sicurezza”.