Colpevole di negligenza. Così la Cour de Justice de la Republique, il tribunale incaricato di giudicare i ministri su atti commessi nell’esercizio delle loro funzioni, ha giudicato la numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, nel processo per il controverso caso di arbitrato per il caso conosciuto come “Affaire Tapie”.
I fatti risalgono al 2007, quando la patron del Fmi era ministro dell’Economia, della Finanza e del lavoro. La vicenda però è iniziata nel 1992 quando l’imprenditore francese, Bernard Tapie, diventato ministro con Francois Mitterrand, ha affidato ad una filiale del Credit Lyonnais, una banca pubblica, il compito di vendere la società Adidas di cui era proprietario. Un anno dopo Tapie viene messo in fallimento dalla stessa banca. Da qui nasce una lunga contesa giudiziaria che nel 2007 sfocia in una procedura di arbitrato. Ed è proprio la Lagarde a dare l’ok alla procedura, che si è conclusa nel 2008 a favore di Tapie che venne risarcito con 403 milioni di euro, 43 dei quali per “pregiudizio morale” che non appariva nel protocollo di avvio dell’arbitrato. La Lagarde ha preferito non fare ricorso ed è su questo punto che la corte oggi l’ha condannata per negligenza.
La numero del Fmi rischiava un anno di prigione e fino a 15 mila euro di multa però, pur riconoscendo la sua colpevolezza, la Corte ha preferito dispensarla da qualsiasi pena, tenendo conto della “personalità”, della “reputazione internazionale” e il fatto che all’epoca la Lagarde “era occupata a lottare contro la crisi finanziaria internazionale”.