Da mesi l'Arabia Saudita starebbe impedendo al presidente yemenita, Abd-Rabbu Mansour Hadi, ai suoi figli e a diversi altri alti funzionari di tornare nello Yemen. Hadi e molti dei suoi più stretti collaboratori si sono rifugiati in nel regno saudita al'inizio della guerra nel suo Paese, ora nel terzo anno, e hanno abitato per molto di questo tempo a Riad.
Secondo le fonti, le autorità saudite hanno deciso in tal senso apparentemente per proteggere Hadi e il suo governo, ma hanno aggiunto che si tratta di una misura adottata anche per compiacere gli Emirati Arabi Uniti, stretti alleati di Riad, che sono ostili ad Hadi e si oppongono al suo rientro in Yemen. L'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi sono i due maggiori pilastri della coalizione araba che combatte contro i ribelli houthi in Yemen, con la motivazione di voler ripristinare il legittimo potere di Hadi.
Lo scorso agosto al presidente yemenita sarebbe stato impedito di imbarcarsi all'aeroporto di Riad su un volo diretto nel suo Paese, ha detto una delle fonti, secondo cui Hadi ha ripetutamente chiesto al re saudita Salman di concedergli di ritornare nel suo Paese, ma non ha mai ricevuto alcuna risposta.
Lo Yemen è tornato sotto i riflettori della cronaca dopo il lancio, sabato sera, contro l'aeroporto internazionale di Riad di un missile balistico di lunga gittata da parte degli insorti Houthi, considerati vicini all'Iran e che da anni controllano parte del paese al confine con l'Arabia Saudita. Riad guida dal 2015 una coalizione militare araba, accusata da Onu e da altri attori di aver ucciso migliaia di civili. Il missile degli Houthi, che secondo i sauditi è stato fabbricato dall'Iran, è stato intercettato e distrutto dai Patriot sauditi, forniti dagli Stati Uniti, alleato chiave della monarchia petrolifera del Golfo. Ma a Riad hanno immediatamente accusato Teheran di “un atto di guerra”.