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Accordo Trump-Putin: scattato il cessate il fuoco nel sudovest della Siria

Alle 12 ora di Damasco (le 11 in Italia) nel sudovest della Siria è scattato il cessate il fuoco annunciato ad Amburgo dopo il primo faccia a faccia fra Donald Trump e Vladimir Putin. La tregua riguarderà le province di Quneitra, Daraa e Sweida, a ridosso dei confini con i territori israeliano e giordano, dove si fronteggiano gruppi armati jihadisti, forze dell’opposizione sostenute dagli Usa e da Amman ed esercito siriano, appoggiato da milizie sciite libanesi Hezbollah, con la supervisione dei Pasdaran iraniani.

Putin ha detto che l’accordo è stato reso possibile da un “cambiamento nell’atteggiamento degli Stati Uniti, diventato più pragmatico”. Ma Trump sembra avere ottenuto un risultato che gli stava particolarmente a cuore, perché il cessate il fuoco consentirebbe di impedire l’avanzata delle milizie filo-iraniane e quindi del rafforzamento di quel “corridoio sciita” da Teheran fino al confine israelo-giordano che negli ultimi mesi – in concomitanza con lo sfaldamento del Califfato – sembra la più grande preoccupazione dello Stato ebraico, della Giordania e del loro alleato americano. Putin ha ammesso che Israele è stato consultato per il raggiungimento dell’intesa. Mentre il portavoce del governo giordano, Mohammad al Momani, ha fatto notare che l’accordo è stato concluso dopo lunghe trattative tra inviati russi e americani svoltesi proprio ad Amman.

La Giordania, che sostiene con forza gruppi anti-governativi nel sud della Siria per proteggere i suoi confini dall’avanzata di formazioni alleate di Teheran, fa notare che nelle ultime settimane milizie sciite avevano ammassato una grande quantità di truppe nei pressi di Daraa. Non è chiaro quali siano i meccanismi previsti per l’applicazione della tregua. In particolare se saranno schierate truppe russe, una ipotesi avanzata da Mosca ma non confermata da Washington. La Giordania ha sottolineato che non invierà propri soldati. Il sud-ovest della Siria era una delle quattro aree di “de-escalation” previste da un accordo raggiunto in maggio ad Astana da Russia, Turchia e Iran, in gran parte non applicato.

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