In coincidenza del 14esimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle di New York dell’11 settembre 2001 ad opera di al Qaeda, Twitter è inondato da una serie di messaggi che preannunciano un massiccio attacco hacker contro gli Stati Uniti ad opera del cosiddetto “cybercaliffato”, la frangia dell’Isis che semina terrore nella rete. I cyber-miliziani sono contraddistinti dall’hashtag #AmericanUnderHacks.
Il notevole aumento in queste ore delle minacce in rete da parte del sedicente Stato Islamico, è stato individuato dall’organizzazione “Site intelligence group” che monitora l’attività sul web delle formazioni terroristiche jihadiste. La direttrice dell’organizzazione, Rita Katz, ha riportato le minacce dei jihadisti riferite ai recenti raid aerei in Siria ed Iraq: “Voi controllate i cieli dei nostri Paesi e ora noi siamo nel vostro Paese (e non potete farci nulla)”.
Il cyber attacco potrebbe scattare in coincidenza dello schianto del primo aereo, il volo American Airlines 11, contro la Torre Nord del World Trade Center alle 8,46 ora locale (le 14,46 in Italia) dell’11 settembre 2001. Se ciò dovesse realmente succedere – e non si trattasse solo dell’ennesima azione propagandista dei miliziani in territorio Usa – ciò significherebbe che l’Isis ha già trovato un sostituto al capo dei suoi hacker-jihadisti Junaid Hussain (nome di battaglia Abu Hussain al-Britani), ucciso da un drone britannico il 18 agosto scorso in Siria.
La cyber jihad è iniziata nel gennaio scorso quando i miliziani, guidati dal ventenne britannico Abu Hussain, violarono l’account Twitter e YouTube dello United States Central Command (Centcom) a Tampa, ovvero la rete del quartier generale della coalizione guidata dagli Usa che controlla i raid aerei e le operazioni sul campo contro l’Isis in Siria e in Iraq. “Mentre voi e i vostri satelliti uccidete i nostri fratelli in Siria, Iraq e Afghanistan – riportavano i messaggi piratati apparsi sul profilo Twitter del Centcom dell’autoproclamato “Cyber Caliphate” – abbiamo fatto irruzione nelle vostre reti e nei vostri dispositivi personali e sappiamo ogni cosa di voi”.