L’arte spesso accompagna la preghiera infatti i più grandi capolavori artistici sono stati ispirati alle Sacre Scritture. La nostra Italia è ricca di arte sacra. In questo anno giubilare dedicato alla Misericordia, protagonista è stata la “Porta Santa” abbiamo ancora in mente il momento in cui Papa Francesco lo scorso dicembre l’attraversava. A Viterbo c’è una porta che cattura l’attenzione di turisti e fedeli, è la Porta della Luce.
Essa appartiene alla Cattedrale di San Lorenzo, ed è stata commissionata dal vescovo Mons. Lorenzo Chiarinelli al maestro R. Joppolo, ed è realizzata in bronzo. Si tratta di un’opera sacrale, che rappresenta l’arte del terzo millennio e propone una versione attuale e significativa del messaggio evangelico. Da un punto di vista antropologico, la porta, intesa come soglia tra spazio esterno e interno, assume un significato rilevante nell’immaginario collettivo, diventando, oltre che arredo quotidiano, simbolo della casa stessa.
Nel pellegrinaggio al luogo sacro i fedeli, dopo aver lodato Dio per la sua Misericordia, ne riconoscono le sue gesta e meraviglie, perciò si rifugiano in Lui, aspirando alla santità. Il segno liturgico di questo passaggio è ben espresso dal Salmo 118,19-20 “Apritemi le porte della giustizia: voglio entrarvi e rendere grazie al Signore. È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti”.
Così, la Chiesa, è chiamata a vivere la religione “in spirito e verità”, confidando nella presenza di Cristo, e attraverso di Lui varcare le porte del cielo. La porta della chiesa ha pertanto una valenza funzionale e mistica. Chiunque attraversa il sacro recinto, si deve impegnare a rispettare il luogo ed essere consapevole di vivere un’esperienza religiosa, dove l’uomo può contemplare il Signore.
Dalla base della porta si alzano le figure a grandezza naturale dei patroni di Viterbo, cioè Santa Rosa e San Lorenzo, che, come tutti i santi, a quei “misteri di luce” si sono ispirati, facendo da guida per quanti scelgono di seguire il Signore annunciato dalla Chiesa, quest’ultima rappresentata nell’opera, dai diciassette cardinali presenti al Conclave del 1286, che ha reso famosa la città di Viterbo all’epoca sede del Papa.
Per questo è “Porta della luce”: varcarne la soglia equivale a entrare in un cammino nuovo di comunione condiviso con la comunità ecclesiale, attraverso il dialogo e la misericordia, così che la fede si esprima nella vita quotidiana.