Categories: Cultura

Tutto esaurito per riascoltare l'omelia di San Josemaría Escrivá

Logo Interris - Tutto esaurito per riascoltare l'omelia di San Josemaría Escrivá

Logo INTERRIS in sostituzione per l'articolo: Tutto esaurito per riascoltare l'omelia di San Josemaría Escrivá

Vivere santamente la vita ordinaria”. “Un appello all’esercizio tutti i giorni”. “Scoprite quel qualcosa di divino nascosto nei particolari”. Questi alcuni dei passaggi, letti da un ispirato Neri Marcorè con nuovo look esistenzialista (vestito minimale, capelli lunghi e barba semi-incolta), dell’omelia “Amare il mondo appassionatamente” di San Josemaría Escrivá (1902-1975), fondatore dell’Opus Dei. Così è iniziata venerdì pomeriggio, in un’Aula Magna stracolma dell'Università Campus Bio-Medico di Roma (tutti occupati i 400 posti a sedere e molte le persone in piedi), la rappresentazione teatrale conclusiva degli eventi per il venticinquesimo anniversario della fondazione, nel 1993, di questo ospedale-università d’eccellenza, situato nel quartiere romano di Trigoria e la cui idea nacque appunto dal santo sacerdote spagnolo autore del best seller spirituale “Cammino”. I cantanti Edoardo De Angelis e Tosca, assieme al già citato attore Neri Marcorè, si sono alternati per l’occasione sul palcoscenico dell’Aula Magna (“Trapezio”) dell’Ucbm, leggendo con accompagnamento di una suggestiva chitarra acustica, il testo della celebre omelia pronunciata l'8 ottobre del 1967 nel campus dell'Università di Navarra (Spagna), davanti a più di quarantamila persone provenienti da molti Paesi europei, dal fondatore dell’Opera.

Gli ospiti

Innumerevoli gli ospiti intervenuti alla manifestazione che è stata condotta dal simpatico e brillante Flavio Insinna. Durata quasi tre ore, è volata via come un soffio perché appositamente pensata come evento dinamico, quasi televisivo, fatto di un susseguirsi di testimonianze di personalità del mondo della cultura, della scienza e dello spettacolo, di passaggi teatrali e musicali e di brevi ma interessanti video proiettati sul maxi-schermo del Trapezio e dedicati, fra l’altro, allo stesso San Josemaría, al suo primo successore alla guida dell’Opus Dei mons. Álvaro del Portillo (1914-1994) e ad Alberto Sordi (1920-2003), dalla cui generosità è potuto sorgere nel 1992 quello che è oggi uno dei fiori all’occhiello del Campus Bio-Medico, vale a dire il Centro per la Salute dell'Anziano (Cesa).

L’omaggio ad Alberto Sordi

Impossibile menzionare tutti gli ospiti intervenuti sul palco dell’Ucbm. Partiamo però da Lino Banfi, cui è stato appunto demandato il compito di salutare e rievocare il mitico Albertone, racchiuso subito in una battuta delle sue: “Di lui potremmo dire di tutto e di più. Una parola è troppa e due sono poche”. Poi il neo-commissario Unesco ha dedicato alcuni minuti a raccontarsi e, in particolare, a ricordare il suo rapporto con la Fede: “Io ho fatto ridere tre Papi, un privilegio unico!”. Poi uno dei passaggi dell’omelia di San Josemaría, letto magistralmente da Edoardo De Angelis, “Questo Dio invisibile lo troviamo nelle cose più visibili e materiali”, che fa come da introduzione all’intervento del Rettore dell’Ucbm prof. Raffaele Calabrò che, proprio nell’incontro giovanile con il fondatore dell’Opera, alla vigilia del Sessantotto, ha potuto “canalizzare” la sua ansia di giustizia e di rinnovamento sociale. “Ho conosciuto San Josemaría – ha testimoniato Calabrò – negli anni in cui tutti parlavano di rivoluzione. Ho capito che migliorare sé stessi aprendosi agli altri, è la più grande rivoluzione a cui siamo chiamati, ogni giorno”.

Il compleanno di Massimo Ranieri

Le parole del noto accademico si sono poi intrecciate in maniera meravigliosamente complementare con la testimonianza di un ospite a sorpresa, nel senso di non originariamente previsto nel programma iniziale, come Massimo Ranieri. Il grande cantante napoletano, che il giorno stesso della manifestazione compiva gli anni, ha infatti racchiuso l’ispirazione che è all’origine di molti di coloro che hanno fondato e portano avanti il Campus: “La mia università è stata la vita. Ringrazio Dio per avermi dato la forza di rincorrere i miei sogni“.

Giuseppe Brienza: