Rischiano di finire sotto processo cinque persone che sono entrati in possesso di alcune lettere autentiche di Gabriele D’Annunzio e Silvio Pellico, trafugate dalla Biblioteca nazionale di Roma per poi rivenderle via internet e nei mercatini dell’antiquariato.
L’udienza
L’udienza davanti al giudice delle udienze preliminari è stata fissata per il 16 marzo. Tra gli scritti anche alcune missive e atti della polizia di Stato e della gendarmeria vaticana. Per tutti l’accusa è di ricettazione. Nel capo di imputazione i magistrati di piazzale Clodio scrivono che sono in tutto “41 lettere (e buste) manoscritte, a firma di Gabriele D’Annunzio e Silvio Pellico”, ad avere “la medesima provenienza delittuosa”, oltre a “due lettere manoscritte recanti i timbri della Direzione generale di polizia di Roma e della gendarmeria pontificia Consiglio di amministrazione”.
L’indagine
L’indagine è stata avviata dopo il furto avvenuto nella biblioteca di Castro Pretorio e messa in atto da soggetti non ancora identificati. L’attività degli inquirenti è però riuscita a risalire a chi quei documenti preziosi li ha messi in vendita. Nel corso di una perquisizione in una abitazione di uno degli indagati sono stati rinvenuti dai carabinieri anche “34 pugnali di varia forgia e fattura, due spade in ferro, una delle quali risalente alla metà di diciannovesimo secolo e recante l’incisione Guardia Civica Pontificia 1847 e un moschetto modello Balilla”.