Quando si pronuncia il nome di Leonardo da Vinci, ogni parola, ogni notizia fa sorgere amletici dubbi, dalle scoperte di simboli esoterici nei suoi più gloriosi capolavori all’autenticità delle più recenti opere su cui si infittisce il mistero. Come per il “Ritratto della Bella d’Este”, ritrovato nel caveau di una banca privata di Lugano e sequestrato dalla Guardia di Finanza di Pesaro coadiuvata dal Nucleo di tutela del patrimonio di Ancona.
Il ritratto, sparito nel nulla è giunto illecitamente in Svizzera e se non fosse stato recuperato avrebbe avuto compratori ad attenderlo forse nel Qatar, per una somma di 100 milioni di euro. Sono ancora in corso le indagini che permetteranno di raggiungere i nomi dei soggetti coinvolti in questa operazione che, secondo le indiscrezioni non ancora confermate, partirebbero dal mondo forense di Pesaro e Fano. Ma il Procuratore della Repubblica di Pesaro riferisce che gli indagati sono una decina, il che, indurrebbe a pensare che ci sia un esteso traffico internazionale di opere d’arte. I reati che interessano la vicenda vanno dal trafugamento fino ad associazione a delinquere per l’esportazione illegale di opere d’arte.
I misteri da risolvere son ancora tanti per la tela su olio che da diversi anni è oggetto di dibattiti sulla sua autenticità leonardesca. La bella, contesa da critici e studiosi dell’arte, sarebbe del tutto simile ad un disegno in carboncino conservata al Louvre di Parigi. In seguito le analisi hanno condotto ad attribuire il ritratto alla mano del geniale artista Leonardo Da Vinci, perché la fluorescenza e gli altri test eseguiti sotto la perizia del massimo esperto in vita su Leonardo, Carlo Pedretti, collocherebbero la tela nel XVI secolo. Ancora tante, però, le ombre su cui far luce, ma, tra i dubbi sui risvolti dell’operazione di vendita illecita e la presunta certificazione del suo autore, l’unica certezza è che l’opera ha potuto essere restituita all’Italia.