Ad Ardengo Soffici (1879-1964), pittore, scrittore, polemista e critico d’arte italiano, gli Uffizi dedicano una mostra, puntando l’attenzione in particolare sugli anni che videro l’artista e intellettuale toscano assumere un ruolo di assoluto protagonista nell’aggiornamento della cultura figurativa italiana: i suoi scritti, pubblicati tra il primo e il secondo decennio del Novecento e le iniziative culturali da lui sostenute e organizzate, come la prima Mostra italiana dell’Impressionismo a Firenze nel 1910, sono considerati un momento decisivo per lo svecchiamento e il rinnovamento dell’arte in Italia.
“Scoperte e massacri – Ardengo Soffici e le avanguardie a Firenze”, è il titolo dell’esposizione (visibile fino all’otto gennaio) curata da Vincenzo Farinella e Nadia Marchioni – preso a prestito dal libro di Soffici, anche guida della mostra: ‘Scoperte e massacri. Scritti sull’arte’, edito a Firenze nel 1919 da Vallecchi. Il volume raccoglie una scelta dei testi storico artistici pubblicati, per lo più su “La Voce”, a partire dal 1908 ed è ritenuto “un vero e proprio spartiacque tra due epoche: quella delle avanguardie europee e quella del “ritorno all’ordine”.
In mostra, ci saranno tra l’altro i pannelli decorativi per la ‘stanza dei manichini’ per la casa di Papini a Bulciano, la cui ricostruzione è uno dei punti focali dell’esposizione, e poi opere di Segantini, Picasso Braque, Medardo Rosso, Cezanne, Carrà per ripercorrere la carriera di artista e critico di Soffici,partendo dalla rievocazione della Festa dell’Arte e dei Fiori (18 dicembre 1896 – 31 marzo 1897), evento decisivo non solo per l’allora giovane pittore, ma per l’intera cultura fiorentina, passando alla Parigi del 1900 e alla scoperta degli impressionisti e dei post-impressionisti, il ritorno in Italia e la temporanea adesione al Futurismo. Poi la Prima guerra mondiale: per l’interventista Soffici, partito volontario, sarà non solo una lunga parentesi nell’attività artistica, ma anche una drammatica cesura psicologica e culturale.
Dopo la guerra si presenterà come “un altro uomo”, un intellettuale completamente trasformato: messe da parte le provocazioni delle avanguardie nei loro aspetti più sovversivi, si cerca ora un nuovo punto di partenza, per giungere ad una ricostruzione dei valori e del linguaggio figurativo. La rassegna, spiega il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, non è “una semplice ricostruzione monografica” di Soffici, “si è andati oltre ricostruendone il discorso polemico e l’impegno intellettuale attraverso opere su cui egli aveva appuntato la sua attenzione, tra le più significative, sia in senso positivo che negativo, di una requisitoria che non conosceva mezzi termini”.