Sono diventati la scoperta più misteriosa e affascinante degli ultimi anni. I Giganti di Mont’e Prama, le splendide statue in arenaria a tutto tondo che si collocherebbero come primi e più antichi esempi della statuaria classica del mondo occidentale, sono al centro di un accordo di programma quadro tra il ministero dei Beni e delle attività culturali, la Regione e il dipartimento per lo Sviluppo e la coesione economica. L’accordo prevede lo stanziamento di oltre 2 milioni di euro per l’allestimento e l’ampliamento del museo civico di Cabras, ad Oristano, sede dell’esposizione permanente dei giganti di Mont’e Prama. I fondi a disposizione saranno reperiti in parte dal Fondo di sviluppo e coesione, due milioni di euro, e in parte dal Comune di Cabras, 35mila euro.
Nel dettaglio i punti più importanti riguardano l’attuazione di cinque interventi, tre dei quali (per un totale di un milione e 635mila euro) si concentrano sul sistema museale di Cabras e prevedono azioni di ampliamento del polo e l’allestimento di una sala dedicata all’esposizione permanente delle statue, con l’installazione di attrezzature multimediali per la fruizione dei percorsi. Gli altri due, finanziati con 400 mila euro, riguardano i piani di gestione, comunicazione e promozione a livello internazionale dei poli museali di Sassari, Cagliari e Cabras. “Si tratta di un intervento fondamentale per la valorizzazione del complesso scultoreo in particolare – ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru – ma in generale di tutto il patrimonio archeologico della Sardegna”.
Rispondendo alle domande dei giornalisti il sottosegretario ai Beni culturali Francesca Barracciu e l’assessore regionale alla Cultura Claudia Firino hanno ribadito la presenza dei giganti di Mont’e Prama all’Expo di Milano del 2015 attraverso il totem multimediali messo a punto dal Crs4. Sulla presenza fisica delle statue dovrà essere invece eventualmente valutata la fattibilità dello spostamento. “La nostra speranza non è tanto che le statue entrino all’Expo”, ha sottolineato Pigliaru, “ma che entrino nei libri di testo delle scuole”.