“La cultura è l’unica arma che abbiamo, c’è bisogno di amore, comprensione e bellezza”. Sono le parole rilasciate alla stampa dalla sceicca del Kuwait Hussah al-Sabah in apertura della grande l’esposizione “Arte della civiltà islamica”, allestita alle Scuderie del Quirinale e visitabile fino al 20 settembre. Oltre 350 opere tra tappeti e tessuti, pagine del Corano e manoscritti, capitelli, lastre di marmo e fregi lignei, con approfondimenti sulla calligrafia, l’arte geometrica e quella dell’arabesco, i gioielli e sulla figura umana – a smentire il falso mito dell’iconoclastia islamica – lungo 1400 anni di storia dell’arte islamica e un’area geografica che va dalla Spagna alla Cina passando per l’Italia, l’Egitto, la Siria, l’Iran e l’India.
La sceicca e suo marito, lo sceicco Nasser Sabah al-Ahmed al-Sabah, hanno iniziato l’ineguagliabile raccolta oltre 40 anni fa, a partire dal quel primo oggetto – una bottiglia in vetro smaltato del XIV secolo – “dalla cui bellezza restammo affascinati”. Da allora la collezione – che nel 1983 è stata concessa in prestito permanente allo Stato del Kuwait con l’istituzione del Dar al-Athar al-Islamiyyah – si è arricchita notevolmente, tanto da essere considerata una delle più importanti dell’arte del mondo islamico.
“Questi oggetti hanno tutti una storia da raccontare, dobbiamo ascoltarne la voce”, ha dichiarato la sceicca, “per me ognuno di questi tesori è importante: non posso scegliere, è come se fossero dei figli”. L’obiettivo ultimo è quello di costruire un ponte tra le civiltà utilizzando l’arte, nella piena consapevolezza di non possedere questi preziosi manufatti “perché nessuno può farlo: sono passati di mano in mano nel corso dei secoli”, ma solo di proteggerli “con responsabilità”. Si è definito invece “emozionato” Giovanni Curatola, curatore della mostra, ricollegandosi al tragico atto terroristico che ha colpito il Kuwait circa un mese fa: ricordando le vittime, ha definito la mostra “un’operazione di cultura, educazione e bellezza, la vera risposta all’attentato”.