Si pensava che fosse andato disperso o perfino distrutto nell’invasione israeliana del Libano e nei bombardamenti del 1982, il “tesoro” di circa 200 opere donate negli anni ’70 da pittori di 31 Paesi solidali con la causa palestinese, compresi i “nostri” Guttuso, Mirò, Tapies, Giò Pomodoro, Samonà e Treccani. È tornato, invece, alla luce, recuperato, da alcune case private di Beirut e dai sotterranei del Museo di Arte Contemporanea di Teheran, capitale dell’Iran.
Un artista palestinese, Nasser Soumi, ha recuperato una parte delle opere, ottenendo dal direttore del Museo di Arte Contemporanea di Teheran, Majid Molla-Norouzi, l’impegno a fare tornare temporaneamente a Beirut, per poi essere trasferite “a casa”, in Palestina, le 37 che da 34 anni giacciono nei depositi, dove si trovavano per un’esposizione temporanea quando le truppe israeliane invasero il Libano. L’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) dovette abbandonare Beirut per trasferirsi in Tunisia e il rientro diventò impossibile.
Soumi ha costituito una fondazione a Parigi, dove vive dal 1980, per creare un Museo Internazionale di Solidarietà con la Palestina. Dovrebbe essere ospitato, già dal prossimo anno, nello spazio espositivo “Dar al Nimr” di Beirut. “Ma una volta liberata la Palestina, vogliamo portare il Museo a casa”, dichiara. La sede permanente dell’esposizione artistica-etica dovrebbe essere il Museo Palestinese, costruito vicino a Ramallah con fondi raccolti da un’organizzazione benefica della diaspora palestinese, inaugurato nel mese di maggio dal presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas).
L’Italia, con 28 artisti, era stato il Paese che, insieme alla Francia, aveva maggiormente contribuito a formare la collezione.