Riapre oggi la “Sala delle Asse”, posta al primo piano del torrione nord-est del Castello Sforzesco. La stanza prende il nome dalle assi di legno che probabilmente un tempo rivestivano le pareti, forse a difesa contro l’umidità. Si trattava di un ambiente importante in cui gli Sforza accoglievano ambasciatori ed ospiti.
Fu questo il motivo per cui, Leonardo da Vinci, chiamato a Milano da Ludovico Sforza, detto il Moro, realizzò nel 1498 la decorazione pittorica, impegnandosi a finirla entro pochi mesi. Da Vinci (probabilmente con il concorso di aiuti) ideò e dipinse sulla volta della sala un finto pergolato costituito da una serie di rami e da corde dorate e annodate che si intrecciano. Rappresenta uno dei primi esempi di decorazione illusionistica che vuole trasformare un vano di un interno in un ambiente aperto: il visitatore è avvolto da un pergolato di rami, identificati come gelso, intrecciati e sorretti da potenti fusti d’albero dalle smisurate radici. La scelta del gelso, in latino morus, serviva a celebrare le virtù del duca committente, e cioè Ludovico Maria Sforza, detto appunto “il Moro”.
A partire dal 1499 il ducato di Milano passò sotto dominio francese; iniziò così un periodo di decadenza per il castello che successivamente fu addirittura trasformato in caserma e la Sala delle Asse fu adibita a stalla. Sopra la pittura di Leonardo fu anche steso un intonaco di calce bianca, rimosso solo alla fine dell’Ottocento.
Il progetto di restauro ha come obiettivo la conservazione e la restituzione al pubblico della decorazione rinascimentale, ed è elaborato dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia insieme alla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Milano. I lavori di restauro dell’affresco, che proseguiranno anche dopo Expo2015, saranno sospesi per tutto il tempo dell’evento. La sala è resa accessibile grazie a un parziale disallestimento dei ponteggi. Tuttavia le scoperte avvenute grazie alle operazioni di questi mesi (i lavori di restauro sono infatti partiti nel settembre 2013) potranno comunque essere visibili grazie a un progetto multimediale ideato dal comitato scientifico che segue l’andamento dei lavori.