È diffusa una retorica sulle crociate. Quella secondo la quale sarebbero state espressione ante litteram del colonialismo europeo nei confronti di miti e pacifici popoli islamici. Si tratta di un riduzionismo storico che dimentica od omette volutamente alcuni retroscena che precedettero il 27 novembre 1095, giorno in cui Papa Urbano II pronunciò un discorso a Clermont, in Francia, indicato come la proclamazione ufficiale della prima crociata. Esiste un libro – un vero e proprio classico sul tema – che ha il pregio di ristabilire verità storiche depurate dall’odio anti-cattolico su questo come su altri argomenti comunemente usati per accusare la Chiesa e i Papi di ogni sorta di maldicenza. Il volume è “False testimonianze – Come smascherare alcuni secoli di storia anticattolica” (ed. Lindau, 2016), del sociologo e docente universitario americano Rodney Stark, non un fervente cattolico, ma uno studioso protestante assetato di verità. Oltre ad occuparsi di crociate, questo libro smaschera fake-news su vangeli apocrifi, antisemitismo, persecuzione dei pagani, inquisizione, rapporto tra fede e scienza, accondiscendenza dei Papi alla schiavitù e all’autoritarismo.
Le aggressioni islamiche
Da statunitense, Stark non è insensibile all’idea foraggiata da intellettuali e persino dall’ex presidente Bill Clinton che le crociate fossero un crimine occidentale di cui scusarsi, un’inopinata aggressione all’Islam. Ma costoro – dicevamo – tralasciano una serie di avvenimenti precedenti al 1095. Ad esempio la battaglia di Potiers del 732, quando i franchi riuscirono a respingere le armate islamiche giunte fin dentro il cuore della Francia dopo aver occupato quasi l’intera penisola iberica. Prima ancora, guerrieri che marciavano dietro lo stendardo con la mezzaluna avevano soggiogato la Siria, che molti non sanno che fino al VII secolo era bizantina, nonché Gerusalemme e Cesarea Marittima, in Terra Santa. La diffusa retorica contro le crociate risulta inoltre lacunosa di quanto avvenne nell’846 con il sacco di Roma da parte degli islamici nonché della loro occupazione della Sicilia un paio di secoli dopo. Saccheggi che nel 1009 compirono nei confronti della Chiesa del Santo Sepolcro. Come si trova descritto in “False testimonianze”, dunque, era già da qualche secolo che le truppe islamiche aveva dimostrato di essere tutt’altro che pacifiche. Eppure, l’Europa cristiana si dimostrò piuttosto lenta alla reazione, fin quando, nell’XI secolo, non si consumò un fatto che scatenò la rivolta.
Una lettera da Bisanzio
Se fino a quel tempo le torme di pellegrini europei raggiungevano la Terra Santa senza particolari intoppi, con la conversione all’Islam dei turchi selgiuchidi il passaggio per l’Anatolia si complicò assai. “Non che ufficialmente i turchi vietassero i pellegrinaggi dei cristiani – scrive Stark -, tuttavia misero bene in chiaro che i cristiani erano facili prede”. E così furono imposte tasse ai viaggiatori o, peggio ancora, la prospettiva di essere rapiti, torturati e venduti come schiavi. “Fu in questa atmosfera – si legge ancora – che Alessio Comneno, imperatore di Bisanzio, scrisse dalla sua capitale minacciata al conte delle Fiandre chiedendo che lui stesso e i suoi colleghi cristiani in Occidente gli venissero in aiuto”. La lettera finì anche tra le mani di Urbano II, che non rimase indifferente e decise di rispondere con i fatti per evitare che l’accesso nei luoghi dove ha camminato Gesù venisse precluso ai cristiani.
Crociati per fede
C’è chi ritiene che, se anche il Pontefice nell’indire la prima crociata era mosso da buona fede, i nobili che vi aderirono avevano intenzioni niente affatto pure, ma videro nella spedizione un’opportunità per accaparrarsi terre e bottini. Stark smentisce anche costoro. Spiega che partire alla volta della Terra Santa per combattere implicava non solo il rischio di perdere la vita, ma anche la sicurezza di spendere denari. “Molti – sta scritto – vendettero tutti i propri beni o una parte consistente di essi, si fecero prestare tutto quello che poterono dai parenti e impoverirono sé stessi e le proprie famiglie per prendervi parte”. E allora perché si fecero crociati così tanti europei? Stark precisa anzitutto che partire come pellegrini per la Terra Santa era abitudine molto diffusa già prima delle crociate. Tanti si mettevano in cammino per espiare delle colpe davanti a Dio; ebbene, farlo con la disponibilità all’estremo sacrificio per liberare i luoghi dei Vangeli fu evidentemente un propulsore spirituale. L’autore è dell’avviso che a muovere i crociati fu la fede. Scrive che “se i crociati non fossero stati motivati dalla religione, ma dal desiderio di conquista e di bottino, i cavalieri europei avrebbero risposto già quando, nel 1063, papa Alessandro II aveva proposto una crociata per cacciare dalla Spagna gli infedeli musulmani. A differenza della Terra Santa, la Spagna moresca era ricchissima, possedeva in abbondanza terreni fertili ed era a portata di mano. Invece quasi nessuno rispose alla chiamata del Papa. Ed ecco che, solo venti anni dopo, migliaia di crociati partirono per le lande aride e impoverite della lontana Palestina. Qual era la differenza? La Spagna non era la Terra Santa, Cristo non aveva camminato per le strade di Toledo e non era stato crocifisso a Siviglia”.
Amor di verità
È sottinteso che in ogni circostanza in cui la spada prevale sul dialogo si consumano efferatezze da ambo le parti, e le crociate non fanno eccezione. Smascherare i falsi miti, inoltre, non giustifica affatto uno scontro di civiltà che penalizza sia i cristiani sia gli islamici a vantaggio di quanti – loro sì per denaro – traggono oggi profitto da clima di terrore, migrazioni, abbattimento dei confini nazionali e guerre. La lettura di “False testimonianze” è invece importante per alimentare l’amor di verità e rendere giustizia alla storia della Chiesa cattolica, troppo spesso infangata. Conoscere la storia e non vergognarsi della propria identità è il miglior antidoto all'odio.